Cosa fare invece per l’invidia più comune, che forse neanche può definirsi tale in quanto non desidera mai il male degli altri, anzi gioisce della loro felicità, e tuttavia vorrebbe disperatamente partecipare a quel banchetto di gioia e di pienezza che sembra la vita altrui nei nostri momenti di debolezza, nei periodi difficili in cui davvero crediamo che nessuno sia più sfortunato di noi?
Innanzitutto dovremo riportare l’attenzione solo su noi stessi, guardare la nostra storia focalizzando l’attenzione sui risultati che siamo riusciti a raggiungere nonostante gli ostacoli che abbiamo trovato sul nostro cammino, dei quali spesso solo noi al mondo siamo a conoscenza, ed esserne orgogliosi.
Misurandoci non in relazione agli altri, bensì in base al nostro punto di partenza e alle vicende complessive della nostra vita, potremo comprendere anche le ragioni profonde di eventuali errori e fallimenti, senza autocondannarci.
Potremo sentire che la nostra vita, anche se fuori dai canoni comuni, è bella e importante quanto quella di tutti e che, se noi per primi ci accettiamo con serenità e orgoglio per quello che siamo, nelle persone che amiamo troveremo con gioia il riflesso della nostra considerazione di noi stessi.
Se infine dedicheremo cinque minuti al giorno a pensare a tutto quanto di bello abbiamo nella vita, concentrandoci e sentendo profondamente quale benedizione siano i nostri amici, i nostri affetti, i nostri talenti, e via di seguito senza trascurare nulla, senza dare niente per scontato, ci accorgeremo di essere in realtà fortunatissimi, e ogni traccia di invidia scomparirà.
|
|