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Ma l’Italia è l’Italia e tutti noi sappiamo che ridurre le spese non vorrebbe affatto dire offrire migliori servizi eliminando gli sprechi ma far sussistere ad ogni costo lo spreco eliminando del tutto il servizio.

Quello di cui c’è bisogno, infatti, è una riforma Culturale e non economica. Si tende a credere sempre più, in questo mondo che mira molto al profitto e al capitale, al prodotto e al mercato, che l’economia sia un settore tecnico, concreto nel senso di ‘inumano’, asettico, e che la crescita economica di un Paese dipenda esclusivamente dal fatturato delle industrie e dalla quantità della produzione. Invece la ricchezza dello Stato dipende moltissimo dal grado di cultura e di civiltà del suo popolo e dei suoi governanti a tutti i livelli: dall’impiegato del piccolo comune ai signori ‘onorevoli’.

Lo dimostrano benissimo altri paesi della Comunità Europea che, con meno danaro di quello che noi spendiamo, riescono a garantire efficentissimi servizi al cittadino: dai testi scolastici gratuiti a un servizio sanitario che prevede l’assistenza domiciliare per le neomamme, dalla quotidiana pulizia delle strade all’Università per tutti a spese dello Stato. Cose che qui da noi sembrano un miraggio ovvero un racconto fiabesco in cui mancano solo fate e folletti.

Quel che danneggia l’Italia, ma non rivelo certo i segreti di Fatima, è un inesistente senso civico di appartenenza, è l’idea che i soldi versati con le tasse –per chi li versa- siano nostri, cioè proprio presi dalle nostre tasche, dalle giornate di lavoro, dal tempo sottratto alla famiglia e ai figli, e messi nelle mani di qualcuno pagato per amministrarli.

Costoro devono amministrarli per noi, sia chiaro, e non per altri loschi e inadeguati affari. Il fatto che le cose non funzionino come dovrebbero e che ci siano degli sprechi dovrebbe farci arrabbiare moltissimo. E l’altro fatto –che cioè per colpa di queste disfunzioni e di questi sprechi- saremo sempre noi a pagarla dovrebbe portarci davvero in piazza, sotto le finestre della politica.

Se paghiamo più tasse è perché qualcuno butta via o si appropria indebitamente di danaro pubblico: pubblico, cioè nostro, non di qualcun altro, non del vicino di casa. Nostro. La corruzione è il male più grave, e con le conseguenze più faticose per tutti. Un buon corso di educazione civica, formazione, aggiornamento, cura della psicologia e della personalità di chi amministra le risorse sarebbe un bel modo di iniziare la riforma economica del Paese. E poi insegnare a prendere il futuro un po’ più seriamente, per poterne godere umanamente gli esiti.


(10/09/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


Consapevolezza è benessere

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