Assai più frequenti sono gli amori unilaterali, che esplodono quando conosciamo qualcuno che all’improvviso suscita in noi sentimenti ed emozioni dimenticate da tanti anni: ammirazione, simpatia, desiderio struggente e feroce al tempo stesso; eppure non veniamo ricambiati, o al nostro amore si contrappone un sentimento assai più tiepido o una semplice attrazione fisica. A volte la persona che amiamo non si accorge nemmeno del nostro amore e noi, consapevoli dell’impossibilità di essere amati a nostra volta, preferiamo restare nell’ombra, coltivare l’amore nel segreto del nostro cuore.
Oppure l’amore unilaterale è diretto nei nostri confronti e noi, stupefatti e commossi al tempo stesso, assistiamo a quello che Paolo Conte definisce “lo spettacolo d’arte varia di uno innamorato di te”. Di fronte a tanto amore che manifesta nei modi più diversi, instancabile, indifferente ad ogni sconfitta, quasi alimentato dal rifiuto, che lo spinge ad alzare il tiro, ad offrire sempre qualcosa di più nel tentativo di conquistare il nostro amore, spesso ci sentiamo tristi e impotenti, perché davvero desidereremmo poter ricambiare tale sentimento, per sentirci anche noi felici e innamorati, e invece nel profondo di noi stessi restiamo freddi e inerti.
“Al cuore non si comanda” dicevano le nostre nonne, ed è vero non solo per l’impossibilità di smettere di amare con un semplice sforzo di volontà, ma anche per la speculare impossibilità di imporsi l’amore attraverso il ragionamento. Così, anche di fronte a persone che avrebbero tutte le qualità e le caratteristiche per renderci felici qualcosa dentro di noi ci costringe a dire: “Mi dispiace, io non ti amo” e continuare a sperare di incontrare in futuro un’oasi nel deserto della nostra anima.
Entrambe le forme di amore unilaterale comportano una certa dose di sofferenza, causata dal desiderio inappagato dell’altro nel primo caso, dalla sensazione di impotenza e di freddezza di fronte all’amore altrui nel secondo. Eppure, potendo scegliere, personalmente preferirei essere io ad amare invano piuttosto che il contrario, perché l’amore, anche se non corrisposto, ci fa comunque sentire vivi, ci fa sperare, sognare, ci fa desiderare di essere migliori di quello che siamo.
Se non lasciamo che la mancanza di reciprocità ci convinca di essere sbagliati, ma restiamo fermi nella consapevolezza del nostro valore, nell’orgoglio verso noi stessi, nella coscienza che il non-amore dell’altro non dipende realmente da noi, ma semplicemente dal destino, allora riusciamo a indirizzare l’immensa forza dell’amore che ci anima verso obiettivi positivi.
Il nostro amore non si spegnerà con la volontà, ma la rivoluzione che ha messo in moto dentro di noi ci rende incredibilmente vivi, desiderosi di agire. Perché l’amore, anche se non ricambiato, svolge lo stesso la sua funzione di rinnovamento e ci porta a cambiare la nostra vita, a darci da fare per raggiungere mete importanti per noi, e non per dimostrare qualcosa all’altro (in verità nulla si può fare per indurre qualcuno ad amare), ma perché la forza vitale che l’oggetto del nostro amore ha incendiato in noi ha una potenza esplosiva e di certo ci porterà molto lontano.
E voi cosa scegliereste, amare o essere amati?
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