HOME 
CURA DEL CORPO - CURA DELLO SPIRITO - CURA DEL PIANETA - ALIMENTAZIONE - MODA - ESTETICA - VIAGGI - CORSI E SEMINARI - FIERE E CONGRESSI
 VIDEO 
L'ORTO BOTANICO - 100 PAROLE SU - NON SOLO RECENSIONI - GUARIGIONE COME CRESCITA - ANGOLO DELLA PSICOLOGA -DOSSIER-
per Titolo/Descrizione/Autore Contenuto Articoli
ARCHIVIO 

 
Pagina 1 di 1
C'E' RAZZISMO E RAZZISMO
QUESTIONI DI ETICHETTA - PARTE SECONDA

Sempre Svizzera, Cantone Ticino (detto anche italiano), 2007. Un cantone dove un gran numero di residenti è di origini italiane. Ma dove gli italiani stessi fingono di non esserlo. Sono zelanti, si uniformano, si mischiano per sembrare svizzeri. Ma poi gli svizzeri “veri” chi sono?
Riflessioni di un'italiana trasferitasi in Svizzera...Seconda parte.

Azzurra De Paola

Andando a ritroso negli anni e nei secoli, gli svizzeri autentici sono comunque figli di immigrati. Però, gli venga concesso il privilegio di essere nativi del Ticino da così tanti anni che ormai si sentono svizzeri. E sia. Ma veniamo ai cosiddetti “naturalizzati”: cioè, persone di nazionalità altra (italiani, slavi, tedeschi, francesi, ecc ecc) che – avendo raggiunto il numero di anni che consente di richiedere la cittadinanza (dodici anni in Svizzera, cinque nel Cantone di cui si richiede la cittadinanza e almeno tre anni nel Comune in cui si risiede) – possono ottenere il passaporto svizzero ed essere annoverati tra gli “svizzeri” in quanto a diritti e doveri.

Assodato questo – assodato, cioè, l’aspetto multietnico che convive nel Cantone Italiano (gli piaccia o meno, agli svizzeri, sono ad un soffio di vento dal confine italiano!) –, sarebbe degno di nota se gli svizzeri “veri” concedessero ai naturalizzati di vivere senza subire continue discriminazioni.

Ma facciamo un esempio: fuori da un palazzo c’è un divieto di sosta per carico e scarico in una piazzetta dove non carica e scarica mai nessuno; gli inquilini del palazzo, perciò, utilizzano lo spazio per parcheggiare la macchina – considerato che non esistono parcheggi (in nessun posto del Ticino), a meno che non siano privati, che non siano a pagamento - e costano due franchi all’ora.

Ora, se la macchina o le macchine parcheggiate sono targate TI, cioè Ticino, si sorvola a piè pari sull’infrazione della regola; qualora, invece, l’auto fosse targata Italia emergono malumori e conseguenti proteste. Proteste che, va precisato, hanno ogni forma: quella legale –chiamare l’amministrazione del palazzo e lamentarsi per le auto posteggiate nonostante non si abbia niente da caricare o scaricare –, e quelle illegali, cioè sgonfiare le ruote della suddetta automobile, fino al (perché no?) rompere la capotte in stoffa con un coltello.

Ma questo è solo un esempio. Altri? Se un ragazzo passa la dogana e lo si ferma per chiedergli i documenti chiedendo: “italiano o svizzero?” E sentendo la risposta “svizzero” lasciarlo andare senza controllare i documenti, questo potrebbe essere quantomeno fastidioso. Ma è pur sempre “solo” un esempio.

Così, a parte i continui commenti discriminatori riguardo gli italiani che bisogna sentire a destra e a manca, se in Ticino si libera un posto di lavoro il datore di lavoro è obbligato ad assumere un dipendente svizzero e, qualora questi non si mostri idoneo al lavoro, allora se ne potrà assumere uno di altra nazionalità.

Ma questo non è razzismo. È dare a Cesare quel che è di Cesare. La Svizzera è degli svizzeri e va difesa dalle continue ingerenze dello straniero!

Fino agli anni Ottanta un italiano o un qualsiasi altro uomo di nazionalità estera che immigrava in Svizzera non poteva portare con sé la propria famiglia.

Sta di fatto che, fino agli anni Sessanta, in Ticino la maggior parte della popolazione – contadina – non aveva i gabinetti: usavano dei secchi che periodicamente svuotavano in dei pozzi neri (di cui ogni casa era provvista) che, periodicamente, venivano puliti a loro volta e svuotati nei campi. Gli italiani (che rappresentano la maggior parte della popolazione ticinese) hanno costruito i gabinetti ed hanno svolto lavori umili. Gli svizzeri “veri” – chiamati Patrizi – li hanno sempre relegati a condizioni sociali inferiori. Ma sono gli italiani alla fine, di cui tanto ci si vergogna in Ticino, che hanno costruito il gabinetto seduti sui quali, anche i Patrizi sono uguali agli altri esseri umani.


(13/07/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


Dall'unione dell'anima e del corpo nasce il benessere

  
  
 
  invia articolo per e-mail stampa l'articolo