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Maternità 

 
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MANTENERE LA CALMA
Quando entra l’infermiera e dice: “Signora, il test è positivo” ci sono due possibilità: svenire – ma a me è sembrata un po’ estrema – oppure mettersi a piangere. Bisogna ammettere che si rimane basiti al punto che far venire anche solo un respiro è faticoso, figurarsi piangere.

Azzurra De Paola

Il primo mese di gravidanza neppure ci si accorge di essere incinta, fisicamente. Se non fosse per quella famigerata “strana luce” che si ha negli occhi, che non è dovuta ad altro se non al fatto che intorno si forma un cerchio più scuro ed il colore dell’occhio sembra più chiaro rispetto al solito, come illuminato. Dopo un paio di settimane, iniziano ad alterarsi gli odori ed i sapori: tutto amplificato, tutto sotto la lente di ingrandimento. Questa esplosione di sensi conduce, senza possibilità di scelta, dritta dritta alle nausee. La nausea domina, come diceva Sartre. Supportata o meno da vomito, la nausea assorbe quasi il 60% della giornata. Il rimanente 40% lo si passa ad avere sonno.

Ci si alza la mattina con un senso di nausea che attanaglia lo stomaco, che quasi costringe a rimanere a letto, se non fosse che (lo si capisce col tempo) il farsi persuadere dalla nausea a non mangiare la aumenta. Una volta che si riesce a focalizzare l’attenzione – perché di questo si tratta, riuscire a centrare il pensiero giusto – su una cosa che si ha voglia di mangiare, bisogna sbrigarsi a mangiarla prima che il pensiero si perda e torni a dominare la nausea. Una volta finito di mangiare, quasi tutte le energie vanno impiegate per fare le cose di tutti i giorni: rifarsi il letto, lavorare, fare la spesa e cose simili. In pieno pomeriggio, l’immancabile attacco di sonno che, se non si ha il tempo di dormire, lo si trascura mangiando qualcosa e concentrandosi sulla ricerca di un pensiero che non faccia peggiorare il senso di nausea, ma qualora si riesca a dormire è necessario dormire davvero: aprire gli occhi quando ci si sta per addormentare oppure alzarsi di scatto fanno aumentare quel disgusto involontario che si avverte verso tutti i sapori e gli odori.

Superato il momento di profondo sonno, dopo l’ora di cena, arriva la stanchezza fisica: le gambe, già non troppo ferme durante la giornata, di sera crollano su loro stesse, il sonno domina e si prende il 60% che di giorno appartiene alla nausea, relegandola ad un misero 40% che cerca in continuo di sforare in un dignitoso 50%. Quando arriva il sonno, quello serale, pensare al cibo è impossibile. Non difficile, come si crede. Impossibile.

E c’è un bel dire sul fatto che bisogna sforzarsi di mangiare, sta di fatto che sorella di questo sonno è una profonda tristezza. Non si è tristi per nessuna cosa, eppure immancabilmente tutte fanno piangere. Per non parlare del pianto inconsolabile che assale l’anima quando si legge un articolo sul dossier maternità di una donna che ha appena avuto un figlio.

Non sono la prima donna che avrà un figlio e neppure l’ultima, mi ha detto la madre del mio compagno. E come darle torto? Tutte le mamme sanno di non essere le prime. Però, è pur sempre il primo mese della mia prima gravidanza ed inizio ad avere paura di tutto quello di cui è possibile (ed anche impossibile) aver paura. Il segreto è: mantenere la calma, in ogni situazione. E, per far questo – perché è l’unica via di scampo reale, nonostante le demagogie sull’argomento –, bisogna avere un compagno premuroso e comprensivo, paziente e che in quanto uomo moltissime sensazioni e difficoltà non le capirà, ma non mancherà mai di dare il proprio appoggio e amore.


(17/04/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


  
  
 
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