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MAIS OGM MON 863. LE VERITA' NASCOSTE
Con il caso del Mais Ogm MON 863 si apre un nuovo capitolo nel mondo degli Ogm. Ovvero quello dedicato alle "vere certificazioni controllate"...

La Redazione

Mai come oggi è meglio prestare un pò di attenzione in più alle etichette dei prodotti che ogni giorno ci portiamo a casa dopo avere fatto la spesa. Essere consapevoli degli ingredienti che contengono e della loro provenienza è ormai diventato un imperativo di fondamentale importanza.

Ce lo dimostra il caso del Mais Ogm Mon863, prodotto contro cui Greenpeace ha condotto una lotta senza pari, e che, da poche settimane, sembra avere dato i suoi buoni “frutti”.

E’ del 26 marzo, infatti, la dichiarazione dell’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) in cui viene ammessa la necessità di una maggiore ricerca sul mais in questione, a causa dei danni che la sua somministrazione potrebbe provocare.

La dichiarazione dell’Efsa è il risultato di una pressione da parte della Commissione europea, che, spinta a sua volta da Greenpeace, avrebbe richiesto un’attenta disamina della ricerca effettuata dal CRIIGEN (Comité de Recherche e d’Information Indépendantes sur le génie génétique) sul prodotto della Monsanto (dopo che questo era già stato accettato).

Da tale studio, che recentemente è stato pubblicato sulla rivista scientifica "Archives of Environmental Contamination and Toxicology", risulta infatti che le cavie nutrite con il mais MON 863 mostravano evidenti segni di tossicità su fegato e reni.

Oltre ad essere la prima volta in assoluto che un prodotto transgenico destinato all’alimentazione umana ed animale risulta danneggiare addirittura gli organi interni, l’episodio mostra come spesso i dati forniti dalle aziende biotech non solo siano approssimativi e per niente “scientificamente” validi, ma spesso siano accettati (come era successo anche per il mais MON 863) in modo completamente acritico.
Fatto di una gravità senza pari, se si pensa che dal momento che a seguito di tale “accettazione” i prodotti vengono immessi sul mercato mondiale.

Come sottolinea Federica Ferrario, responsabile della campagna Ogm per Greenpeace: “Il sistema autorizzativo degli Ogm ha perso ogni credibilità, permettendo l’approvazione di un prodotto altamente rischioso, nonostante l'evidenza dei possibili rischi. Ora bisogna ritirare immediatamente il MON863 dal mercato. Il principio di precauzione deve avere la precedenza sugli interessi di multinazionali come la Monsanto. I governi nazionali devono agire con urgenza per rivalutare gli altri Ogm attualmente autorizzati oltre a rivedere i metodi analitici impiegati. Tutti gli Ogm attualmente autorizzati sono caratterizzati dalle stesse carenti valutazioni di rischio".

Rimane da chiedersi se dopo questo “scandalo” i controlli da parte delle autorità sulla diffusione e sul mercato a larga scala di prodotti Ogm si rafforzeranno o se, invece, passata la tempesta, si continuerà imperterriti a chiudere entrambi gli occhi…


(11/04/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


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