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Il parrocchetto è stato avvistato negli ultimi anni non solo nel Lazio, ma anche lungo il delta del Po e particolarmente nel Sud Italia.

A Roma sembra che le prime presenze siano addirittura risalenti agli anni '70, nel parco di Doria Pamphili e in quello di Villa Borghese. Ma solo intorno al 2002 sono segnalate presenze numerose anche nel parco della Caffarella e in quello dell' Appia Antica. Cronache cittadine romane raccontano di due coppie fuggite da gabbie diverse, intorno alla zona del quartiere di Monteverde, che acclimatandosi hanno dato origine a colonie sempre più numerose.

Ci sono inoltre ricercatori che ipotizzano una migrazione massiccia di questa specie, da terre oramai troppo aride, verso le nostre sempre più simili alle tropicali. Comunque sia, la presenza di questi coloratissimi pennuti non è solo un grave segnale di allarme, ma rappresenta anche un serio problema per la nostra comune flora e fauna.

Il parrocchetto difatti oltre ad aver trovato un clima particolarmente favorevole per la sua esistenza, non incorre in problematiche per quanto riguarda la sua nutrizione. Le innumerevoli palme presenti in lungo e largo nei parchi cittadini italiani rappresentano solo una minima parte della loro alimentazione. Golosi di frutti e semi vari, questi pappagalli si alimentano di arance, pesche, mele, pinoli, noci, carote per non citare i fiori di cui sono ghiottissimi. Rose, magnolie, passiflore, melograni, mimose, garofani, lillà sono solo alcuni esempi. Anche le bacche di mirto, biancospino ed eucalipto sono ben gradite da questi uccelli.

Oltre a distruggere intere piante e raccolti, i pappagalli sono una nuova specie che potrebbe entrare in competizione con i volatili già da tempo viventi nei nostri cieli. Picchi, rapaci notturni, per non parlare dei più comuni e piccoli petti rossi, che potrebbero presto venir sfrattati dai loro nidi e dalle loro cavità nei tronchi, da pappagalli sempre più prepotenti e numerosi.

Si discute molto di disastro ambientale, si cercano soluzioni e di pappagalli in giro ce ne sono sempre di più... Se vogliamo riappropriarci di un vero freddo invernale o di una magnifica tiepida primavera e se vogliamo vedere dei teneri pettirossi sgambettare nei prati, dobbiamo fare qualcosa o ci ritroveremo un pappagallo che con fare saccente e magari anche in dialetto romanesco ci ripeterà "t'avevo avvisato, t'avevo avvisato". Perchè non dimentichiamoci che anche i pappagalli volatili parlano!


(15/03/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


Conoscere la terra che abiti è benessere

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