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PAPPAGALLI A VILLA PAMPHILI. DAI TROPICI AL MEDITERRANEO
Nella città eterna trovano sempre più spazio vitale non solo tanti pappagalli umani, ma anche una vera specie di parrocchetto. Conseguenza dello sconvolgimento del clima? L' accelerazione del processo di desertificazione, le piogge simili a monsoni stanno trasformando la bella Italia in una terra sempre più tropicale e accogliente per i pappagalli...

Serena de Santis

Quanti di voi si sono ritrovati a passeggiare per un parco o semplicemente per qualche stradina del centro romano e sono stati attratti dal verso strano di un gruppo di pappagalli? Ultimamente sempre più persone notano questi pennuti tranquillamente appollaiati su rami, intenti a sgranocchiare qualche seme o frutto rubacchiato qua e là. Sembra che di pappagalli veri allo stato brado ce ne siano sempre più, si perchè di quelli non volatili siamo abituati oramai da tempo a vederne girare per la città.

Li notai la prima volta circa cinque anni fa. Mi trovavo a passeggiare per il grande parco romano di Villa Doria Pamphili, con il mio fido amico a quattro zampe. Era un tiepido pomeriggio di inizio primavera. Una di quelle vere primavere che è un piacere ritrovare dopo un lungo e freddo inverno. Una di quelle giornate che vorresti godere appieno, sperando non finiscano mai. Il cielo di un intenso blu cobalto era appena visitato da qualche nuvola che a guardarla bene forse una sagoma di cavallo la intravedevi.
Il prato era puntellato da una miriade di margherite, mentre un leggero vento soffiava spargendo nell'aria il profumo di piccoli fiori che avevano fatto capolino dai rami di grandi alberi, ritornati alla vita.

Mi trovavo immersa in uno stato di contemplazione totale quando fui risvegliata da un verso alquanto inusuale. Alzai gli occhi al cielo e rimasi a bocca aperta. Una timida primavera romana stonata da una brezza tropicale? Pensai al vedere svolazzare sopra la mia testa un gruppo di uccelli dal lucente piumaggio verde smeraldo. Erano proprio dei pappagalli! Rimasi attonita nel notare con quanta naturalezza questi rumorosissimi animali si rincorrevano tra un ramo di quercia a quello di una palma. Una scena pittoresca mi apparve poi, una dozzina di questi pennuti appollaiati lungo un imponente ramo di pino marittimo; una pennellata di Gauguin sopra un quadro di Constable!

E' trascorso qualche anno da quel fantastico pomeriggio. Nel frattempo mi sono documentata per cercare di capire cosa stesse accadendo. Se in un primo momento mi pervase l'euforia di fronte ad un evento tanto particolare, col senno del poi capii che l'acclimatazione di uccelli tropicali nei nostri parchi è un evento più che significativo... e non troppo positivo.

Lo Psittacula krameri detto più comunemente “parrocchetto dal collare” è un socievole pappagallo, originario di terre torride, come l'Africa Centrale, il Medio Oriente e l'Asia. Il suo nome volgare deriva dal fatto che questo splendido pennuto ha un collarino rosa-nero, particolarmente evidente nel maschio. Bellissimo da vedere svolazzare in completa libertà questo animale, la cui presenza nei nostri parchi è, in realtà, per noi un allarme.

Se pensiamo al fatto che il pappagallo per riprodursi ha bisogno di un clima caldo e tendenzialmente umido, possiamo ben capire come questa specie stia nidificando a vista d'occhio e senza particolari problemi di adattamento nei nostri parchi. In Italia difatti la temperatura climatica è aumentata notevolmente negli ultimi anni.

Dal 1986 ad oggi ci sono + 0,4 gradi al nord e + 0,7 al sud. Ne consegue una veloce desertificazione, che mangia sempre più territorio a causa di una sempre più scarsa presenza di precipitazioni. Sembra che la percentuale di territorio italiano a rischio desertificazione sia stabile da un paio di anni al 30%! Le regioni maggiormente interessate sono la Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata e Sardegna, insieme alla situazione non meno preoccupante che si presenta in Emilia Romagna e Toscana. In queste regioni difatti il problema della scarsità di precipitazioni è accentuato dall'aumento di consumo di acqua sia ad uso civile che agricolo. Tutte queste condizioni climatiche stanno favorendo la proliferazione di specie tipicamente inusuali per le nostre terre e per il nostro mare.


  
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