E’ allora interessante chiedersi che impostazione avrà la nuova agricoltura, come sarà il contadino-tipo, quali saranno gli strumenti che gli agricoltori useranno non solo per coltivare, ma anche per risolvere i problemi che la dura vita di campagna comporta. La risposta è una sola: tecnologia. Nel mondo della globalizzazione e di internet il contadino è colto, apre siti, scrive diari virtuali, si interessa di ingegneria e ricerca nuove macchine per automatizzare il più possibile una produzione già al risparmio, è attento alle nuove varietà di alberi e agli sviluppi della ricerca sul biologico. E’ una figura competente, che accetta la sfida del duro lavoro della terra ma che combatte con intelligenza, sempre attento a ciò che succede all’interno e all’esterno del suo settore.
Un esempio molto significativo di come un contadino di nuova generazione unisca l’amore per la tecnologia e cura per la natura è il sito www.vogliaditerra.com, un fitto e ricco blog pieno di esperienze e riflessioni sulla vita di campagna. Ho contattato “Ste”, l’autore del sito. La sua storia (un po’ in anticipo rispetto all’odierno flusso i giovani agricoltori), la sua estrazione, le sue scelte, sono paradigmatiche di questo nuovo modo di vedere l’agricoltura.
D: Raccontaci la tua storia. Cosa facevi prima di dedicarti all'agricoltura?
R: Dopo il liceo, non riuscendo a decidermi per un percorso di studio (mi interessava un po’ tutto) ho passato un anno in montagna sulle Alpi a pascolare e governare (d'inverno, a 1600m) le bestie. Dopo, ho lavorato quattro anni in una cooperativa di falegnami, si restaurava mobili e facevamo su ordinazione mobili nuovi in legno massello.
D: Qual'è l'ambiente dal quale provieni?
R: Era un ambiente pieno di libri e quadri! Mia madre lavorava in proprio facendo PR per case editrici. Sono cresciuto in periferia di Zurigo. Vedevo uno degli ultimi tre contadini lavorare dalla mia finestra. Fieno d'estate, legno d'inverno. Vitelli a pascolo.
D: Quando ha scelto questa vita?
R: Volevo farlo subito quando ho scoperto il lavoro sulle Alpi. In vacanza ho vista la terra, gli ulivi e le case abbandonate qui in Toscana ed è nato lì il desiderio. Ma non era possibile per motivi economici. Dopo quattro anni ho preso un anno di vacanza e sono ora diventate 17 .
D: Perchè lo hai fatto?
R: Volevo fare qualcosa di concreto, e di sensato. M'attirava la terra, le piante, gli ulivi specialmente, non sopportavo (e non sopporto ancora) vederli incolti, mi pare una bestemmia.
D: Parlami delle peculiarità della vita del contadino e del contrasto con la vita di città.
R: Beh, c'è la terra dappertutto, dallo stato di fango a quello di polvere. I miei amici che non hanno la terra mettono in conto che devono andare a fare la spesa prima di cucinare e si fanno una idea per il menù, invece qui il menù lo decide l'orto, e proprio inverso. Con il fatto di dovere mungere tutte le mattine salta la distinzione tra tempo libero e tempo lavorativo, tra fine settimana e settimana. Vacanze alterne di due settimane solo per un contadino alla volta, d'estate. Uscire è difficile, tipo concerti, cinema: sono lontani. Altra differenza notevole: passo spesso delle giornate intere senza incontrare nessuno, familiari esclusi... solo con la natura.
D: Molti giovani stanno tornando alle campagne. Sono solo gli incentivi europei o stanno semplicemente rispondendo ad un bisogno, ad una necessità?
R: Ma che ne so, avranno mille motivi diversi; la terra tira, sì, e il lavoro c'è, manca il guadagno purtroppo. Per via dei "40 milioni ai giovani agricoltori" tanti sono tornati alla terra, solo sulla carta però, iscritti come imprenditori agricoli per motivi di....
D: Quali sono i tuoi progetti?
R: Vorrei mantenere e migliorare questa specie di luogo agricolo aperto dove possono venire a vivere e lavoricchiare e imparare delle persone interessate; lo è sempre stato, anche per me. Ci siamo iscritti alla WWOOF, tra l'altro per questo motivo. Vorrei anche avere il tempo e soprattutto l'energia per ritornare all'agricoltura biodinamica.
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