Per Donatella Versace, Padre Georg che, così vanitoso e modaiolo, tanti affanni causò a Ratzinger, era destinato a far scuola, anzi moda! Così sulle passerelle milanesi all’improvviso è stato il momento della genuflessione visto che la stilista ha lanciato il suo “vestiremo alla padre Georg”.
Questo, infatti, il suo motto e , allora, vade retro soggezione, salga in passerella il clergyman, l’abito civile dei preti, nero, colletto bianco simbolo di un eleganza austera e rigorosa, magistralmente portato dal monsignore e adatto all’uomo di oggi, introspettivo, etico e progressista.
Basta saccheggiare il guardaroba vaticano dell’alto prelato e la tendenza è fatta. La giacca sacerdotale passa dall’acqua santa al diavolo, dalla sacrestia si irrompe nella sartoria e la crisi di vocazione può essere scongiurata dalle collezioni. Perché nuovi padre Georg busseranno alla porta e, se non del seminario, sicuramente delle boutique!
Comodo ed elegante è anche la filosofia di Rocco Barocco che sceglie per il suo uomo pantaloni in lana stile felpa e tanta maglia anche per le giacche come usava indossare Bogart.
E se sono i maglioni metallici dai capi spalla ad illuminare una sofisticata e contemporanea collezione firmata Jil Sander, Vivienne Weastwood, irriverente stilista british invitata con il suo lavoro dal prestigioso Victoria and Albert Museum di Londra manda in scena una sfilata pic-show, ovvero una galleria di maschi esibizionisti tutti da guardare dal buco della serratura…
Ma la novità sono i vestiti mutanti, gli abiti cioè, che si trasformano o cambiano colore. Punto e a capo: ecco a voi il mutante di Prada, vestito con abiti un po’ magici. Basta staccare un pezzo e anche quello che sembra tecnico può diventare sartoriale; all’apparenza un gioco, in realtà, un grande lavoro di ricerca nella fusione dei tessuti, dei materiali e delle forme.
Perchè ci sono i conservatori che dalle forme classiche non si allontanano ma anche quelli che vogliono sperimentare ( forse colpire…?) cose diverse. Una cambiamento, un atteggiamento non solo estetico, ma anche culturale. Difficile portare il pantalone con la ghetta? Chi lo dice? Semplicemente, segno di un giovane che al lavoro non vestirà come suo padre…Ma perché uomo mutante? Perché la gente, in passerella prima e per strada poi, insomma nell’abbigliamento, ricerca il nuovo così come al ristorante, in albergo, in viaggio. Mutante come gioco, dunque, esperimento, voglia di cambiare pagina, pardon, moda!
Parte, invece, dalla giacca la rivoluzione di Armani che sulla passerella di Emporio propone una nuova versione del suo capo simbolo: una giacca ricostruita, in tessuto nylon elastico, leggermente imbottita. Con uguali pantaloni per un ragazzo che mette in evidenza il suo fisico, grazie ai tessuti che sottolineano la forma delle gambe. Sopra, la camicia bianca, possibilmente senza cravatta.
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