Secondo un sondaggio condotto da Ipsos per conto della Lexmark, società produttrice di soluzioni per la stampa, su 500 impiegati italiani e oltre 4000 dipendenti europei, entro il 2016 scomparirà l’orario d’ufficio classico nine to six. Nei prossimi dieci anni quindi avverrà uno dei processi di cambiamento più radicali nel modo di pensare il lavoro.
Prima ci siamo abituati al lavoro flessibile, poi a quello mobile ed anche a quello precario; ora non ci resta che cambiare mentalità (fosse facile!) e immaginare un futuro fatto di professionisti in tuta e pantofole. Un futuro che, come la ricerca mette in luce, è già una tendenza.
Nonostante la presenza media in ufficio sia di 8 ore e 40 minuti, gli intervistati confermano che una volta tornati a casa, non riescono a staccare la spina e dedicano al proprio lavoro ancora 62 minuti. Le nuove tecnologie, come viene evidenziato dal 24% degli intervistati, rendono possibile continuare il lavoro interrotto in ufficio con più tranquillità e spesso in maniera egualmente o addirittura più produttiva a casa propria rispetto a quanto accade in ufficio.
Secondo i dati del sondaggio, il 29% dei lavoratori ritiene che l’ufficio così come lo conosciamo oggi, sia destinato a scomparire perché sostituito da un concetto di mobilità totale grazie al quale il dipendente disporrà di strumenti tecnologici che gli permetteranno di lavorare in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento. Fantastico! verrebbe da esclamare pensando liberarsi finalmente dalla schiavitù del tempo.
Vantaggi e svantaggi, però concorrono ad alimentare il dibattito sul tema: c’è chi sostiene che il concetto di home working carichi il dipendente della responsabilità individuale di raggiungere gli obiettivi, piccoli o grandi, oggi oggetto di collaborazione con i colleghi. C’è anche chi vede un beneficio per l’ambiente perché favorirebbe da una parte la riduzione del problema del traffico cittadino e quindi anche dell’inquinamento che affligge le città. E c’è chi ha già provato l’home working e giura che, nonostante la tecnologia e le riunioni in conference call rendano il lavorare meno stressante, si senta il peso dell’assenza di confronto tra colleghi e la mancanza di relazioni interpersonali.
E mentre l’attenzione del professionista in tuta e pantofole si concentrerà sugli obiettivi assegnati, il datore di lavoro potrà stare tranquillo: il suo budget non dovrà più temere gli extra orari dei dipendenti.
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