In un’epoca di pupe e letterine, di gossip e storie “verissime” che si snodano fra le palme di un’isola sperduta o fra le mura di una casa mediatica, chi l’avrebbe mai detto che migliaia (5mila, secondo alcune stime) di “secchioni” potessero accalcarsi – come fan scatenati – per ascoltare tutta un’altra Storia? Invece, è quanto accaduto domenica 29 ottobre all’Auditorium di Roma in un soleggiato giorno festivo che invitava alla classica gita “fuori porta”.
L’entusiastica presenza di tanti appassionati di Storia (quella vera, quella con la S maiuscola) ha colto impreparati gli stessi organizzatori che sono stati costretti a rifiutare a molti l’ingresso alla Sala Sinopoli (che pure accoglie 1200 persone) dove il professor Andrea Carandini si accingeva a tenere la prima delle nove Lezioni di Storia, «nove giornate cruciali della storia mondiale su un unico palcoscenico: Roma».
L’interessantissima iniziativa, ad ingresso gratuito, è nata dalla collaborazione fra la Casa Editrice Laterza e la Fondazione Musica per Roma che hanno affidato a nove grandi storici il compito di raccontare nove giornate, cruciali per l’Italia e per il mondo, che hanno cambiato il corso della storia.
La prima “finestra” è stata aperta su uno scenario remoto, eppure ancora vivo e palpitante grazie all’immane patrimonio archeologico che vanta Roma e che oggi, alla luce delle ultime scoperte, avvalora quanto fino ad ieri considerato solo frutto di miti suggestivi.
La fondazione di Roma è stata rivissuta passo dopo passo grazie all’appassionante narrazione che ne ha fatto Andrea Carandini, professore di Archeologia e Storia dell’arte greca e romana all’Università La Sapienza di Roma, che ha recentemente diretto gli scavi presso le pendici settentrionali del Palatino, ovvero il Colle dove Romolo fondò la sua Città.
Secondo la tradizione Roma nacque il 21 aprile dell’anno 753 a.C.: una data di fantasia, fissata per convenzione dagli storici classici? E veramente Roma fu fondata in un solo giorno, così come narrato dal mito che vedrebbe Romolo, il fondatore, tracciare un solco intorno al Palatino per delimitare i confini di un piccolo abitato destinato a divenire un Impero?
«È difficile per noi capire come una città possa essere creata con la bacchetta magica, ma avveniva così, almeno tra Etruschi e Latini, solo che la bacchetta era il lituo», una sorta di bastone-scettro impugnato dagli arcaici re-pastori-auguri, spiega il professor Carandini aggiungendo che «per attuare una cerimonia del genere basta un giorno, come appunto il 21 aprile», giorno in cui si celebrava la festività detta Palilia in onore di Palatua o Pales, divinità del Palatino, dea della paglia (lat. pales), dei pascoli e, quindi, protettrice degli armenti e dei pastori.
Alcuni antichi calendari, invece, chiamavano la festa Pariglia facendo derivare il nome non dalla Dea, bensì dal verbo parere, “partorire”, con evidente riferimento alla riproduzione del gregge in particolare e all’idea della riproduzione in generale, compresa quella di una nuova città, di una nuova comunità.
Dunque, il giorno ed il luogo propizi agli Dei per svolgere il rito della fondazione.
Si legge spesso, anche in testi autorevoli, che i Romani non hanno miti ma solo leggende e poiché l’Oxford English Dictionary definisce il mito «un racconto di pura fantasia che descrive persone, azioni o eventi soprannaturali e che esprime credenze popolari su fenomeni naturali o storici», potremmo quasi considerarlo un merito…
Appuntamento alla seconda lezione: Ottaviano e la prima “marcia su Roma”», a cura del professor Luciano Canfora.
Domenica 12 novembre alle ore 11
Roma, Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica
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