Ma non tutte le specie riescono ad adattarsi alla nuova situazione. Diverse hanno subito l’onda d’urto senza poter opporre resistenza, e stanno andando incontro ad una drastica estinzione. Entro il 2050, se i disturbi provocati dall’uomo procederanno ai presenti ritmi, perderemo più della metà delle odierne specie.
E non si parla di “insettini e vermetti”: scomparirà circa il 24% dei mammiferi e più del 12% degli uccelli. A quel punto, poi, chi sa che ne sarà dei poveri Anfibi.
"I cambiamenti climatici, la perdita degli habitat, determinata soprattutto dalla deforestazione, l’immissione di nuove specie in ecosistemi che non le possono sostenere ed il commercio illegale di specie protette, sono diventati la principale minaccia per la sopravvivenza di molte specie", osserva Massimiliano Rocco, responsabile del settore Traffic del Wwf.
Tra gli altri, l’orso polare diminuirà la sua popolazione del 30% nei prossimi 45 anni se le cose non prenderanno un’altra piega, mentre la popolazione di ippopotami del Congo si è ridotta di addirittura il 95% a causa della caccia alla carne ed all’avorio.
Finiremo per poter ammirare la natura “selvaggia” solo in grandi aree appositamente controllate, e avremo perso per sempre l’emozione di un incontro fortuito con un animale nel bel mezzo della foresta. Passando all’ambiente sottomarino, il 20% delle 547 specie di squali esaminate è in pericolo. Minacciata persino la misteriosa manta ed un terzo delle libellule esistenti.
Oltre all’etica che ci spinge a salvare la natura, bisogna considerare anche il fatto che la biodiversità ha un valore economico fortissimo. Circa il 10% delle attuali sostanze medicinali deriva da piante tropicali, e 3.000 piante hanno proprietà anticancro.
Un gran numero di specie vegetali contribuisce alla stabilità del terreno e delle coste, come si è visto dopo lo tsunami nel Sud-est dell’Asia o come si osserva continuamente quando fiumi di fango, un tempo frenati dalla presenza degli alberi, inondano i paesi superando argini cementati.
Cosa non meno importante, la natura dà un senso di benessere psicofisico che nelle città manca completamente. Diversi studi hanno dimostrato come pazienti sottoposti alla visione di costruzioni e grattacieli, variassero il proprio stato da una condizione di leggera ansia ad uno stato di benessere anche in seguito a visioni naturali di pochi millisecondi.
Anche se non è detta l’ultima parola, è necessario un profondo impegno di tutti i governi, specialmente dei paesi più industrializzati, per invertire questa tendenza.
Conservare i genomi congelati delle specie in via di estinzione, come stanno facendo fra gli altri l’American Museum of Natural History di New York ed il Museum of Natural Science della Louisiana State University, è certamente utile, ma non sarà mai possibile in futuro ricreare queste specie se non gli si fornisce per prima cosa un ambiente adatto alla sopravvivenza autonoma.
George Amato, della Wildlife Conservation Society, afferma addirittura che “questa tecnica di conservazione non ha alcun senso”.
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