Adoro le piante mediterranee e i più affezionati lettori se ne saranno accorti. Qui all’orto botanico ne abbiamo trattate tante… malgrado ciò confido di non tediare nessuno parlando oggi del vivace e allegrissimo Corbezzolo, pianta tanto magica e incantevole da infondere la felicità in chi si ferma a contemplarla.
Questo bellissimo albero cresce allo stato brado sulle nostre coste. Purtroppo, forse, dire che cresceva sarebbe più corretto … in effetti, come ogni altra specie arborea della macchia mediterranea, è stato fatto oggetto di feroci persecuzioni segaiole: vuoi per far legna, vuoi per far pascolare i picuri oppure per costruire qualche amabile legione di villette a schiera. Il cupo risultato è che questa specie è ormai molto rara allo stato selvatico. Peccato.
E’ una pianta che diventa molto grande, quindi se coltivata in vaso, cosa possibile e, se avete un terrazzo, veramente raccomandabile, andrà piantata in contenitori di grandi dimensioni.
Non ve pentirete: ha un portamento elegante, foglie splendide e persistenti anche d’inverno, fiori graziosi di lunghissima durata e allegrissimi frutti rosso fuoco dalla caratteristica ruvida superficie.
Fiorisce in settembre e i frutti, a lentissima sviluppo, saranno maturi solo l’agosto successivo. Questo significa che se non coglierete le allegre bacche, il vostro amato corbezzolo potrà offrirvi il suggestivo e assai raro spettacolo di portare contemporaneamente fiori e frutti sui rami.
Di Arbutus unedo ne esistono molte varietà: alte, basse con i fiori bianchi oppure rosa. Insomma anche se oggi parliamo di una sola specie il piacere della scelta non vi verrà negato… e si sa, per un appassionato la scelta è tutto.
Il suo nome latino, Arbutus unedo, gli venne appioppato da Plinio il vecchio. Il “cognome” unedo viene da un-edo, che si potrebbe interpretare come “mangialo una sola volta”. Questo perché pare che i suoi frutti siano di gusto ributtante. Evidentemente il vecchio Plinio ne assaporò sciaguratamente qualcuno e certamente ne fu talmente disgustato da voler abbandonare la crudele vita terrena… per questo si recò a Pompei ad aspettare che il buon Vesuvio lo tumulasse sotto la sua famosa colata lavica del 79 d. C.
Di per me, non avendo mai osato sgranocchiarne i frutti, posso solo testimoniare che il miele di corbezzolo che fanno in Sardegna è buonissimo. Ma sarà poi di corbezzolo? In fondo è una domanda legittima: come fanno gli apicoltori sardi a sapere che le maledette api si nutrono di corbezzolo e non di mirto? Le seguono una per una?
Comunque, a parte stomacare i poeti con i suoi frutti e dar da mangiare agli insetti con i suoi fiori, il corbezzolo è una pianta di una bellezza unica. Si può coltivare praticamente in tutta Italia ( mi dispiace: non a Cortina, Courmayer o in altre siffatte località d’alta quota ). Tuttavia nei luoghi caratterizzati da inverni rigidi sarà buona norma posizionarlo in cantucci riparati… ma ne parleremo meglio nella sezione qui a destra “come si coltiva”.
Intanto voi non perdete un istante e fiondatevi come falchi a comprarne uno! Vedrete, non sarà impresa difficile, è infatti pianta diffusa in ogni vivaio. E soprattutto avrete una pianta che rallegrerà sia il vostro terrazzo… sia voi nei malinconici giorni difficili.
Prendersi cura delle proprie piante è benessere
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