A differenza di altre iniziazioni, il Kalachakra può essere conferita ad un numero elevato di persone nello stesso momento: la tradizione racconta che Buddha stesso iniziò il re di Shamballa ed il suo seguito di 96 governanti, che a loro volta la trasmisero a tutti gli abitanti di Shamballa.
La tradizione tibetana racconta inoltre che sul nostro pianeta si susseguono periodicamente cicli bellici che cancellano molto spesso la civiltà: al termine del Kali Yuga, l’Età del Ferro che stiamo vivendo, è prevista un’altra di tali battaglie tra forze della luce e forze dell’oscurità, ed in tale occasione gli abitanti di Shamballa interverranno a fianco di tutti coloro che lavorano per la Luce per scacciare definitivamente le te-nebre, dando inizio ad una nuova età dell’oro. Tutti coloro che hanno ricevuto l’Iniziazione al Kalachakra saranno pre-senti a tale battaglia, ci dice ancora la tradizione, per aiutare il trionfo delle forze evolutive.
Nella tradizione tibetana il Mandala (termine sanscrito che significa letteralmente disco, cerchio), utilizzato soprattutto nelle cerimonie iniziatiche, è un diagramma costituito da una sequenza di immagini disposte lungo una serie di cerchi concentrici, al centro dei quali troviamo l’immagine di una divinità. E’ proprio tale divinità, ovviamente a livello simbolico, a conferire l’iniziazione legata al Mandala stesso...
I Mandala possono essere realizzati con pietre preziose, fiori, riso, pietre colorate o sabbia colorata; la sabbia, ottenuta tradizionalmente dalla frantumazione di pietre preziose, è considerata il materiale ideale, dal momento che permette di sfruttare l’energia contenuta nelle pietre per l’esecuzione di un lavoro di maggior precisione.
Poiché ogni granello di sabbia accumula l’energia delle benedizioni rituali che precedono, accompagnano e seguono l’esecuzione vera e propria del Mandala, essa costituisce un vero e proprio accumulatore energetico capace di operare una profonda trasformazione in chi partecipa o assiste alla sua creazione.
La costruzione di un Mandala richiede circa un mese di lavoro, durante il quale i monaci aggiungono lentamente un granello di sabbia dopo l’altro fino a realizzare il quadro completo, che verrà poi distrutto nel corso di una cerimonia rituale, per sottolineare la precarietà e la caducità delle cose di questo mondo (impermanenza), ed invitare al non attaccamento nei confronti del risultato del proprio lavoro.
Nel mondo occidentale siamo abituati a dar valore soprattutto al prodotto dei nostri sforzi, mentre in questo caso l’attenzione si sposta soprattutto sul processo dinamico costituito dal lavoro stesso. Nel momento della distruzione la sabbia che ha costituito il Mandala viene dispersa al vento tra le onde del mare, in quell’istante tutta l’energia accumulata si diffonde nell’habitat naturale, portando i suoi semi energetici al di fuori del luogo nel quale il Kalachakra è stato sviluppato.
Il lavoro energetico del Kalachakra riguarda l’equilibrio fisico e la pace, sia individuale che mondiale, e questa è chiaramente una delle funzioni del lavoro svolto dai monaci nella loro instancabile opera di costruzione e distruzione del Mandala in ogni cerimonia iniziatica. Anche per questo, per contribuire alla diffusione di tale energia pacificatrice sul nostro pianeta, il Dalai Lama (già Premio Nobel per la Pace) si è assunto la responsabilità di diffondere gli insegnamenti del Kalachakra anche nel mondo occidentale.
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Non aver paura di crescere è benessere
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