• Azzurra: E tu vuoi fare successo?
• A.: Se mi stai chiedendo se voglio fare soldi…sì, come tutti. Se mi stai chiedendo cosa sarei disposto a fare per fare soldi…niente.
• Azzurra: Qual è il sogno nel cassetto?
• A.: Fare soldi senza fare compromessi.
• Azzurra: Essere te stesso.
• A.: Non mi piace l’idea di vendere la mia musica a persone che dentro ci vedono solo note.
• Azzurra: Cosa c’è dentro?
• A.: Ci sono io. Tutta la mia vita, lì.
• Azzurra: Non capire la tua musica è non capire l’uomo che sei?
• A.: No, è peggio. Perché l’uomo che sono potrebbe non piacere a tutti. Ma le emozioni, le sensazioni vere, per queste bisognerebbe avere ammirazione a prescindere dal compositore.
• Azzurra: Credi di essere un bravo musicista?
• A.: Sì.
• Azzurra: La tua convinzione è fondata su dati di fatto?
• A.: No.
• Azzurra: Quindi potresti non essere bravo?
• A.: Tecnicamente, potrei. Suono per bisogno, non per passione.
• Azzurra: In che senso?
• A.: Nel senso che ho bisogno di suonare per mettere a tacere i pensieri. E’ doloroso, come ammettere ogni volta i propri limiti.
• Azzurra: Cosa credi che vorrebbe leggere la gente in un intervista di musica?
• A.: La verità. Circolano fin troppe bugie.
• Azzurra: Sai che i critici sanno essere molto critici, a volte.
• A.: E’ un rischio che corro. D’altronde, se sanno suonare meglio di me perché non tolgono le vesti da critici e si mettono a fare musica?
Poi, basta parole. Solo musica. Note che si perdevano nell’aria e mettevano a tacere i dubbi. Perché, al di là delle etichette di arte ed artista, c’è chi suona, chi scrive e chi dipinge e dà forme diverse a paure che ci rendono tutti appartenenti allo stesso mondo: l’umanità.
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