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LA CACCIA COME SPORT
IL MASSACRO DEGLI INNOCENTI

In Italia esistono quasi 58.000 specie di animali. Ma diverse manifestazioni- dall'uccisione per l'alimentazione, al commercio, alla distruzione degli habitat naturali, all'inquinamento, alla caccia, alla pesca, all'antropizzazione dell'ambiente- stanno minacciando la sopravvivenza di molte specie, se non addirittura tutte.

Azzurra De Paola

La caccia, come sport. Uno sport che prevede la morte di un altro essere vivente. C’è qualcuno che potrebbe non essere proprio sollevato all’idea che, accanto al tennis ed al calcio, anche la caccia venga classificata come sport. Diciamo che in una partita di rugby, male che vada, ci si rompe un dente. E comunque i giocatori sono tutte persone volontariamente partecipanti. Nella caccia, uno dei due giocatori, non è lì per scelta. Questo già implica l’assenza di sport.

La fauna è considerata una risorsa da sfruttare per le utilità umane. Il diritto alla vita, per gli animali, non è un diritto. E’ un lusso. Un lusso che noi possiamo loro concedere. Oppure no. Sta al buonsenso ed al vantaggio che ne possiamo trarre in quanto specie dominante. Il vero scandalo non sono le persone che volontariamente decidono di abusare della loro posizione nella gerarchia della natura; lo scandalo sono le persone che lasciano le cose come stanno per ignoranza.

Alcuni non sanno quanta violenza c’è dietro una bistecca al ristorante. Non si chiedono quanti animali devono morire per un paio di stivali di camoscio. Non hanno tempo per pensare a come vengano sterminate le foche al polo. E non sto dicendo di immaginare cosa voglia dire, per un animale con le branchie, morire soffocato dall’ossigeno sul ponte di un peschereccio; non sto chiedendo di pensare di paragonarlo al nostro rimanere troppo a lungo sott’acqua e sentire il cuore esplodere nelle vene; sarebbe eccessivo e non alla portata di tutti. Ma constatare i fatti, questo non richiede alcun tipo di sensibilità. Solo la pazienza di documentarsi, per non vivere come spugne che assorbono di tutto.

Ogni anno oltre 100 milioni di animali sono vittime di una vera e proprie guerra condotta, per un periodo inferiore a cinque mesi, da un esercito di circa 730.000 cacciatori italiani. Inseguiti, terrorizzati dagli spari, addentati dai cani, attirati con i richiami vivi (uccelli usati come esche), braccati dai cacciatoti nei campi . L’agonia, sotto i colpi di fucili automatici: quelli fortunati, muoiono quasi subito trafitti da una scarica di pallini; altri rimangono solo feriti e vanno a morire tra atroci sofferenze in luoghi nascosti.

Da settembre a gennaio. Senza sosta. Senza scampo.

I cacciatori, pur di difendersi, sostengono di essere i veri amanti della natura e che la vera causa della morte degli animali è l’inquinamento, l’uso dei pesticidi, la cementificazione. Inutile dire che “non ci crede nessuno”. Che è preferibile un cattivo convinto di sé che un falso buono. Oltre al problema etico- che richiede una dose di cultura e attenzione di cui taluni sono sprovvisti- la caccia è la causa principale della distruzione della fauna e la fonte di moltissimi danni: provoca l’estinzione generale o locale di alcune specie o la rarefazione di altre, altera gli equilibri ecologici naturali, aiuta a diffondere malattie, causa il saturnismo (avvelenamento da piombo degli uccelli che ingeriscono i pallini) e gravi sofferenze agli animali feriti.

Tutta questione di soldi: il giro d’affari annuo è di quasi 3 miliardi di euro. Molte associazioni venatorie percepiscono fondi pubblici erogati dallo Stato ai sensi della attuale legge sulla caccia. Nel settembre 2001 il Presidente del Consiglio Berlusconi ed i Ministri La Loggia (Affari Regionali), Alemanno (Politiche Agricole), Buttiglione (Politiche Comunitarie), Matteoli (Ambiente) e Bossi (Riforme Istituzionali), hanno presentato il disegno di legge n. 628 dal titolo Integrazioni alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, in materia di protezione della fauna selvatica e di prelievo venatorio, in attuazione dell'articolo 9 della direttiva 79/409/CEE. Un anno dopo tale proposta è stata approvata con 239 Sì (Lega, AN e Forza Italia), 43 No (8 PRC, 7 Verdi, 4 Margherita, 18 DS, 3 FI, 1 AN, ecc.) e 123 astenuti (DS e Margherita, nonché qualche deputato di FI e AN) divenendo la legge n. 221/2002 ammazza-fringuelli.

Concedendo il potere decisionale alle singole regioni riguardo la caccia dei piccoli uccelli, questa legge è contraria alla tutela dei migratori, protetti da una Direttiva CEE (la n.409 del 1979) che invece obbliga gli Stati a proteggerli quale patrimonio transnazionale. A causa di questa politica filovenatoria, l’Italia è già stata condannata ben 4 volte dalla Corte di Giustizia europea. La legge ammazza-fringuelli è da ritenere costituzionalmente illegittima. Non vogliamo pensare al problema etico? Non vogliamo pensare al buonsenso? Non vogliamo neppure pensare alla così lontana morale? D’accordo. Ma che almeno si facciano leggi secondo costituzione.

Il diritto inalienabile di vivere. Questo non può avere limiti di specie. Perché poi, alla lunga, finirà per avere limiti di razza, di sesso, di status sociale, di età. Fino al parossismo. Fino alla negazione totale. Siamo sul baratro del regresso. Ma siamo noi a dover porre rimedio. Non si può sempre delegare.


(24/03/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


Conoscere la terra che abiti è benessere

  
  
 
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