Ecco una pianta splendida veramente sottovalutata dal grande pubblico. La realtà è che tutte le erbacee perenni, categoria a cui appartiene l’aquilegia, sono abbastanza trascurate: sui nostri terrazzi il loro utilizzo rappresenta infatti sempre l’eccezione e mai la regola.
Dovrebbe proprio essere il contrario! La coltivazione delle erbacee perenni, che sono la vera passione degli inglesi e di tutti quelli che se ne intendono, consente di creare degli effetti davvero sorprendenti in qualsiasi tipo di ambiente: dal minibalcone, al terrazzo smisurato… per non parlare poi dei giardini dove con un po’ di pazienza si possono realizzare dei “mixed border” ( altra passione morbosa degli inglesi ) davanti ai quali in primavera potremmo venire colti da attacchi di esultanza ingovernabile.
Insomma tornando alle aquilegie, per chi ha un terrazzo, il suo impiego dovrebbe essere un must.
Perché? Per l’incredibile bellezza del suo fiore e per la sua varietà enorme di colori: rosso, blu, giallo, bianco, rosa, viola, molto spesso bicolori, poi per la sua facilità di coltivazione, poi perché, variando opportunamente le sue specie, si può estendere la fioritura da aprile a ottobre, poi perché le sue dimensioni contenute la rendono adatta a ogni ubicazione, infine perché si può facilmente coltivare partendo dai semi, contenendo in questo modo i costi, il che non fa mai male… In definitiva, molte, moltissime qualità e pochi difetti.
Quello maggiore è che con la vecchiaia qualche esemplare perde il giovanile vigore nella fioritura ,ma questa lacuna può essere facilmente aggirata tenendo qualche seme, dei migliaia che ogni pianta produce, per riseminare la primavera seguente.
Il genere Aquilegia comprende più di cento specie che hanno origine in Europa, in Asia e in Nordamerica . In Italia ne esistono tre specie autoctone l’Aquilegia alpina l’Aquilegia vulgaris e l’Aquilegia pirenaica.
Ci sono diverse teorie sull’origine del nome, molte delle quali un po’ “bislacche”: francamente che il suo fiore potesse ricordare a qualcuno un serbatoio d’acqua mi sembra un po’ stravagante. I sostenitori di questa etimologia, e ce ne sono, attribuiscono ad aquilegium ( appunto serbatoio d’acqua in latino ) la paternità del nome. Appare più probabile, invece, che aquilegia derivi da aquila per l’effettiva somiglianza del suo fiore con i feroci artigli del rapace.
In modo bizzarro nella lingua inglese passiamo da un estremo etimologico all’altro. Dalla ferocia dell’aquila al simbolo stesso della pace: la colomba. Oltremanica, e anche in America, è chiamata infatti Columbine, dal latino columba, probabilmente per la presunta somiglianza del fiore con la testa del volatile. Anche in Italia pare che qualcuno la chiami colombina.
Una curiosità: la tristemente famosa piccola città americana di Columbine deve il suo nome all’aquilegia. Nel famoso film di Michael Moore “Bowling for Columbine” è infatti possibile notare più volte come il simbolo della città sia proprio l’inconfondibile fiore.
Prendersi cura delle proprie piante è benessere
|