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Alcuni gruppi di non cristiani e di pagani, però, continuarono ad utilizzare i simboli runici (ad esempio i seguaci della religione druida). Essi furono però perseguitati dalle autorità cristiane e le loro usanze furono demonizzate. Questo perché le autorità ecclesiastiche, incapaci di comprendere le Rune, le rappresentarono come formule magiche capaci di liberare il potere del demonio.

Nel 1639 anche in Islanda le Rune furono proibite in quanto considerate stregoneria. Il possesso di Rune o la loro conoscenza veniva punito con la morte immediata. I trasgressori venivano bruciati sul rogo. Nel 1681, di fronte al parlamento islandese, venne bruciato vivo Arni Pettursson accusato di possedere pergamene con segni runici.
In seguito quindi, le Rune acquisirono una pessima fama, tanto da essere ancora oggi associate ai fenomeni dell'occultismo e del satanismo.
Nonostante ciò le Rune sopravvissero, specialmente nelle pratiche magiche popolari e come ornamenti protettivi che presto ricoprirono attrezzi, strumenti, barche ed edifici.

Alcuni di tali ornamenti sono ancora oggi in uso come segni propiziatori.
Si persero però le antiche conoscenze sui significati esoterici contenuti in ogni singola Runa. Infatti, i significati profondi delle Rune erano conosciuti solo dai sacerdoti e tramandati di padre in figlio. Quando nel 783 Carlo Magno emise l’editto di Lippe, con il quale si ordinava la decapitazione di 4500 primogeniti delle più nobili famiglie sassoni, un sapere antichissimo andò perso per sempre.

Alla fine del diciannovesimo secolo si diffuse un rinnovato interesse per le Rune, in particolare per i loro aspetti magici. In questa fase ebbe un ruolo importante la nuova serie di 18 Rune di Guido Mosliz. Egli identificò ciascuna delle 18 Rune con una delle 18 formule magiche di Avamal e conferì ad ogni Runa un significato magico.

Quest’opera, di origine moderna, divenne molto popolare nei paesi di lingua tedesca, persistendo fino ai nostri giorni.
Le Rune non apparivano più come aridi e antiquati oggetti di studio, ma come qualcosa di vivo.
Nell’area linguistica tedesca, questa nuova considerazione fu parte di un movimento di ritorno alle radici strettamente connesso con sentimenti nazionalistici.

Le Rune purtroppo vennero poi sfruttate, insieme ad altri segni sacri antichissimi tra i quali la svastica, come simboli politici legati alla propaganda nazista. Spesso furono riportate anche nelle insegne militari. Ciò contribuì pesantemente nel promuovere la reputazione negativa e sinistra delle Rune.

Dopo il crollo del nazismo nel ‘45, ci volle parecchio tempo, prima che alcuni di questi segni, specialmente le Rune sigh e ogal, venissero nuovamente considerate nella loro antica accezione, che nulla aveva a che vedere con la repressione e il terrore nazista.

Un contributo certamente positivo alla reputazione delle Rune lo ha dato l’indiscusso padre della moderna letteratura fantasy, John Ronald Reuel Tolkien, che utilizza le Rune per confezionare mappe e per integrare la grafica delle copertine delle edizioni cartonate dei suoi libri. Tolkien ha usato le Rune per rappresentare la scrittura dei Nani nelle sue storie.

Al di là delle varie teorie sull’origine delle Rune è molto significativo che gli straordinari arcani, rappresentati dagli antichi simboli, siano sopravvissuti nei secoli, passando attraverso momenti di gloria e di infamia, decapitazioni, roghi e molto altro ancora. Sarebbe quindi un vero e proprio delitto lasciarle nuovamente scivolare nell’oblio.


(24/08/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


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