Dieci punti a favore di Greenpeace nella lotta contro gli Ogm in questo fine mese! Il 22 giugno, infatti, è stato reso ufficiale il rapporto confidenziale della Monsanto sull’ormai tanto “questionato” mais Ogm MON863. Il rapporto era stato a lungo trattenuto gelosamente tra gli archivi segreti della Multinazionale, in quanto riportava gli esperimenti effettuati sui topi nutriti con il prodotto, esami che avevano ottenuto, nonostante la loro inadeguatezza e superficialità, risultati negativi (il mais aveva, infatti, procurato danni agli organi interni e al sangue dei ratti).
I documenti sono stati resi pubblici dall’alta corte amministrativa di Munster solo dopo che Greenpeace aveva insistentemente reclamato il diritto di avervi accesso grazie alla normativa europea sull’informazione ambientale.
Va detto che non è la prima volta che la Monsanto tenta di tenere nascosti documenti di rischio sulle piante Ogm che brevetta e che lancia sul mercato con noncuranza e aberrante senso di irresponsabilità.
Fatto che sconcerta ancor di più, invece, è che i Consigli dei Ministri dell’Ambiente della Ue devono ancora decidere (e questo significa che ci sono ancora dei dubbi) se dare o meno l’autorizzazione di importare il prodotto nel mercato europeo. Questo, nonostante l’ormai ufficiale rischio e la richiesta, da parte di Greenpeace e di alcuni scienziati che si stanno occupando del caso, di un bando alla sua importazione.
Ma come già abbiamo più volte sottolineato in questo nostro viaggio intorno al mondo del “frutto proibito”, le enormi lacune che presiedono la regolamentazione di qualsiasi aspetto di tipo legale, medico, commerciale che riguardi gli Ogm potrebbero fare circolare tranquillamente il prodotto segnalato come “a rischio”. Come confermano i congiuntivi e le affermazioni del Prof. Gilles Eric Serafini, della Commissione di Stato francese sulla genetica biomolecolare, responsabile delle valutazioni dei rischi delle piante Ogm: “Il mais Ogm non dovrebbe essere ammesso come cibo o come mangime nei paesi europei. Gli standard di sicurezza nelle procedure europee di autorizzazione degli Ogm sono in generale inadeguati”.
Anche il governo tedesco, da parte sua, ha fatto alcune utili indagini sul mais Mon863, seguite dal Prof. Arpad Pusztai il quale è convinto del fatto che tale Ogm non dovrebbe essere autorizzato, in quanto: “Non si può pensare che i danni agli organi interni e al sangue dei ratti siano un caso. Gli esperimenti compiuti sono inadeguati e la valutazione dei dati non corretta, sono
assolutamente necessarie altre indagini”.
Inoltre, ai danni evidenti apportati nei topi nutriti con l’alimento,si aggiunge il fatto che il MON863 contiene anche un controverso gene di resistenza agli antibiotici, che secondo la direttiva europea 2001/18/EC dovrebbe essere evitato.
Ma se Francia e Germania sono allarmate sul rischio del mais della Monsanto, non lo sembrano essere Belgio e Gran Bretagna. I due Paesi, inoltre, appoggiano la volontà della Commissione Europea di abolire le clausole di salvaguardia nazionali, fino ad ora, invece, previste dalla normativa europea.
Conoscere la terra che abiti è benessere
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