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Il prezzo di produzione di una turbina da 1300 KWh, il “formato” più conveniente in termini qualità/prezzo, arrivava, fino a poco tempo fa, ad oltre 1 milione di euro. Attualmente il prezzo si è ridotto grazie agli incentivi della Comunità Europea, i quali tuttavia non soddisfano lo stato italiano, che, come gli altri paesi del mediterraneo, si vede sopraffatto da una Comunità che conta soprattutto paesi nordici, molto ventosi (6500 “ore buone” l’anno) e che quindi godono a pieno delle scelte comunitarie. Incentivi alla produzione dell’energia solare, invece, se ne vedono ben pochi.
Tuttavia, secondo Unicom il prezzo di un generatore viene ammortizzato nell’arco di due o tre mesi di produzione, ed il resto va tutto in risparmio. Eppure, le turbine sono davvero molto esigenti in termini di vento: al di sotto dei 3m/s ed al di sopra dei 25, infatti, non producono assolutamente nulla.

Secondo uno studio del CNR e dell’Università La Sapienza, l’Italia può sostenere senza gravi impatti ambientali l’installazione di turbine per una produzione che coprirebbe il 3,6% dell’energia annuale richiesta dalla nazione. Questa copertura porterebbe ad una diminuzione del 6% dell’emissione di CO2 nell’atmosfera, un buon traguardo, ma bisogna considerare che solo la previsione per il 2010, come abbiamo già detto, è di arrivare a coprire l’1,2% dell’energia totale. Quanto tempo ci vorrebbe per arrivare al 3,6%, e soprattutto quanto spazio, considerando che si possono sfruttare, con molte perdite in ambito paesaggistico, solo le zone meno fruttuose?

Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente, spiega che l’associazione si schiera a favore di un eolico “ambientalmente compatibile”. Ma cosa vuol dire in termini pratici questa affermazione, se abbiamo dimostrato che avere un eolico compatibile con l’ambiente non porta a guadagni comparabili alle perdite?

Il dibattito in corso è molto complesso, perchè è difficile mettere sulla bilancia i guadagni e le perdite. Certamente la scelta di una fonte alternativa come il vento è molto valida e ci auguriamo che possa svilupparsi nel miglior modo possibile. Questo non significa però che, per portarsi al pari con gli altri paesi in termini di produzione eolica, l’Italia debba deturpare il suo magnifico paesaggio. Ogni paese deve considerare le proprie potenzialità anche in base alla morfologia del terreno.


(23/06/2005) - SCRIVI ALL'AUTORE


Conoscere la terra che abiti è benessere

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