La sua battaglia contro le mollezze floreali e gli ornamenti d’anteguerra continuò poi con l’affermazione del “petit noir”, l’intramontabile bestseller per sempre legato al suo nome. Un assolo per un colore, il nero, il segno distintivo del lutto che diviene sinonimo di eleganza che da Chanel in poi potrà essere testimoniata dall’abitino nero, indossato anche da Audrey Hepburn nel 1960 in “Colazione da Tiffany”. Un passe-partout per ogni circostanza, elegante ma non vistoso, e per questo divenuto una costante indiscutibile nelle collezioni di numerosi stilisti; il tubino in crepe de Chine nero viene definito dalla rivista americana Vogue, per la sua elegantissima funzionalità, “la Ford della moda”.
Questa “Ford”, oggi sfavillante come allora, si guida ancora nei cocktail di tutto il mondo e viene costantemente aggiornata da Karl Lagerfeld, stilista freelance che raccolse nel 1983 questa pesante eredità che lui, sapientemente, ha saputo sostenere conservando la profonda autorevolezza di Chanel. Lo stilista d’Amburgo, già sovrano di molte case di moda che grazie alla sua direzione creativa sono riuscite ad espandersi, è per molti versi simile a mademoiselle Coco nella geniale creatività dei suoi modelli con cui interpreta le esigenze della donna e della realtà moderna. Il suo contributo, vissuto con il coraggio di chi sa di poter emergere anche all’ombra di un grande mito, è la reincarnazione del leggendario stile Chanel, come nessuno avrebbe creduto possibile al suo debutto nella storica rue de Cambon, nel 1983. Tra gli innovatori con il più alto grado di immaginazione del XX secolo, “Kaiser Karl” ha saputo restituire all’alta moda «un avvenire migliore con gli elementi del passato» ed è riuscito a riavvicinare le donne a Coco, rendendo moderni e avanguardisti come sempre i suoi abiti da sera. Stoffe leggere, freschezza, un’eleganza pulita e raffinata… Queste le collezioni di Karl che sembrano voler chiudere il cerchio rivoluzionario dell’artista Coco… Colei che ha impersonato ciò che gli inglesi definiscono “tough”, ossia l’artista della sopravvivenza… Lei che, avendo sperimentato sul proprio corpo quanta finzione ci sia nella moda femminile, fece alle donne il regalo più prezioso: indicare a coloro che lottavano per l’emancipazione un nuovo cammino.
Moda è divertimento, divertirsi è benessere
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