La stessa immortalità del tailleur appartiene, del resto, alle sue iniziali – le due C incatenate l’una all’altra – che stanno per Coco Chanel. Immortali perché Gabrielle, detta Coco – dal nome delle canzoni “Qui qu’a vu Coco” e “Ko-Ko-Ri- Co”, da lei cantate una volta al caffè concerto “La Rotonde” – nonostante le sue origini e il suo aspetto minuto, si rivela una donna con molta grinta capace di scelte audaci che saboteranno i canoni della moda femminile. Innanzitutto inventa il “lusso della povertà” grazie al jersey, un materiale cedevole fino ad allora utilizzato solo per la maglieria intima, che permette grande libertà di movimento. La piccola Gabrielle con quest’idea, semplice ma geniale, ebbe il coraggio di fondare su un tessuto poco appariscente lo stile che l’ha contraddistinta. La flessibilità del jersey, in effetti, ben si adattava a trasformare in realtà, l’immagine della sua donna moderna che, iniziando ad occupare ruoli lavorativi un tempo ricoperti dagli uomini, aveva ora bisogno di liberarsi dalle tante costrizioni che costipavano il suo corpo.
Un look capace di resistere anche durante la prima guerra mondiale, quando molti atelier, come quelli di Poiret e di Voinnet, chiusero, e l’unica “vincitrice di guerra” fu lei, con i suoi pratici completi che superarono magnificamente la crisi: le parigine sfollate facevano lunghe file per gli innovativi e lineari abiti non appesantiti da ornamenti e cianfrusaglie varie.
Chanel propose quindi alle sue prestigiose clienti «l’arte di vestire semplicemente, spendendo una fortuna» e poiché questo genere “casualmente” sembrò essere consono anche alle tecniche della produzione di massa, ben presto venne largamente emulato, spingendo la moda a compiere un grande salto.
In una coerenza ammirevole Coco compì un ulteriore coraggiosa rivoluzione: l’uso del “gioiello finto” mescolato allegramente alle pietre preziose, un incarico che Chanel affidò ad illustri artisti ed artigiani per conferire alla bigiotteria una specifica qualità. In questo modo, per la prima volta, fu possibile indossare i collier di strass, alla stessa stregua dei diamanti, con abiti da sera nelle serate di gàla. Paillette di metallo o di cristalli e strass furono improvvisamente valorizzati, divenendo adatti ad essere cuciti o incollati direttamente su tessuti pregiati.
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