Dopo “In circolo”, tornano i Perturbazione con un nuovo disco di inediti. In verità, era uscito di recente la ri-edizione dei loro primi due album (precedenti a In circolo), ma questa volta si presentano con dodici nuovi pezzi.
Il disco si pone nella migliore tradizione della musica leggera italiana, ma senza remake o nostalgie per qualche stagione passata. Il suono è fresco ed elegante, raffinato e moderato fatto di sonorità pulite, ma con una cura del dettaglio e della “semplicità ricercata” che contraddistingue, ormai, i Perturbazione.
Il disco è fatto di dodici tracce in cui, è bene dirlo subito, è difficile trovare un singolo. La poetica dei testi si distende su temi quotidiani vissuti con l’intensità delle persone che non scadono in intellettualismi, ma scoprono il gusto delle cose semplici.
La sensazione di giovinezza passata di dieci anni dopo si mescola con la malinconia di spalle strette fino alla bellissima chiedo alla polvere in cui l’interrogazione sul senso del tempo che passa avviene mentre si spolvera la casa.
Questa ricerca di senso delle cose quotidiane, senza artificiali intellettualismi, ma con profondità e sincerità intellettuale, è un’arma che rende i Perturbazione uno dei gruppi più raffinati della scena musicale italiana contemporanea.
Se fosse adesso gioca ancora sul senso del tempo che passa nella vita di tutti i giorni, sono lontani gli eroi delle grandi storie: qui si riflette mentre si aspetta alla fermata dell’autobus. Merita una citazione anche la canzone animalia per la strofa in cui dice “se ciò che ci divide dalle bestie/ è una parola per ferire gli altri/ non mi dispiace affatto d’esser muto/ come un pesce”.
Ma in questo fluire di immagini e riflessioni, due canzoni spiccano tra le altre. Si tratta di se mi scrivi che gioca abilmente tra le considerazioni sulla matematica (elevata a simbolo della razionalità strumentale e astratta) e le impressioni che restano nel cuore dopo una sola serata o altri frammenti di quotidianità, che incidono molto di più nei nostri cuori.
Mentre l’ultimo pezzo, il materiale e l’immaginario, colpisce non per una caratteristica particolare, ma perché permette di comprendere la poetica allusiva e suggestiva dei Perturbazione.
Nel complesso il disco è molto piacevole. Tenuto su ritmi molto soft lascia forse un po’ l’amaro in bocca perché manca un pezzo degno de il senso della vite nella quale i Perturbazione dimostravano tutta la loro bravura nel giocare con i ritmi veloci e le filastrocche fatte di giochi di parole.
Quella voglia di giocare con le parole, che caratterizzava pezzi come iceberg o la più famosa agosto, è ora andata un po’ persa in favore di una poetica del tempo che passa e che viene percepito nei piccoli frammenti quotidiani.
Nel complesso, il nuovo disco perde alcune “ingenuità” che nel precedente lavoro rendevano il lavoro un po’ troppo eterogeneo. Ne esce come un disco più omogeneo, in cui è difficile estrarre i pezzi migliori. La cornice poetica è più coerente e, probabilmente, meno improvvisata.
Un disco consigliato a chi ama la poesia della quotidianità, nell’ambito della migliore tradizione musicale italiana, ma con tutta la freschezza di chi non ha nostalgia per epoche passate e vive il presente, interpretandolo con il coraggio di restare nella “normalità”, senza cedere alla tentazione delle mode.
Conoscere la forza della musica è benessere
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