LE TROIANE
Al Teatro Leonardo da Vinci a Milano, "Le Troiane", l'epico visto attraverso gli occhi delle donne. Fino al 17 aprile. Regia di Serena Sinigaglia.
di Damiano Cristilli
Le «Troiane» (da Euripide, con la traduzione ad hoc di Laura Curino) racconta l’epilogo della guerra di Troia, quando le donne della città, rasa al suolo dai greci, aspettano di conoscere il loro destino, dopo aver perso mariti, figli e padri. Nella tragedia euripidea, personaggi ed episodi della guerra sono dati per conosciuti, ma per il pubblico di oggi non è così scontato collegare parentele e vicende pregresse.

E così per parlare del passato lo spettacolo attinge all’«Iliade» di Omero, storia di uomini narrata da uomini. Un poema di guerra in cui a parlare sono i vincitori, i guerrieri, gli stessi che sorteggeranno tra loro le donne di Troia, dividendo le madri dalle figlie, aggiungendo sangue al sangue versato. Portando in scena ben 16 attori la regista Serena Sinigallia compie un atto di coraggio sfidando non uno, bensì due testi classici, complessi, ostici, rinvigorendone il linguaggio arcaico con una recitazione corale.

E' curioso quanto i testi classici affascinino i giovani gruppi teatrali, quanta attualità venga vista in tragedie scritte nel V secolo a.c., se si pensa a quanto sia sconcertante il paragone che si può vedere in un testo come "Le Troiane" dove sono proprio gli sconfitti, o meglio le sconfitte, che ci parlano con tragedie ben più attuali come il conflitto dei Balcani o in Iraq.

Guerre dove spesso al cessare dei combattimenti e all'esultanza dei vincitori si contrappone il coro straziante delle donne dei vinti che piangono i loro mariti e figli morti. Così è per questo spettacolo, dove gli attori e le attrici dell' A.T.I.R. teatro danno prova di un' intensità rara nel panorama delle nuove compagnie giovani italiane.

Da anni fanno un teatro d’attore e di parola, un teatro che, in qualche modo, come la tradizione, lavora sulla finzione, e, come la ricerca, vuole una finzione vera, forte, credibile e coinvolgente … un teatro di tradizione e di ricerca al tempo stesso. Disperazione e piccoli gesti d’ironia si intrecciano sulla scena coperta di terra e cenere, mentre Bach si fonde agli U2 «per raccontare l’orrore della guerra dando voce agli sconfitti di ieri e di oggi».


(07/04/2005)