QUINTORIGO SENZA UN RIGO
Dopo il lungo silenzio, e il periodo di inattività, i Quintorigo tornano con una sconcertante dichiarazione ufficiale. Una cosa è certa: non finiranno mai di stupirci…
di Claudia Bruno
Cominciamo a chiederci perché arriva sempre il momento in cui le operazioni artistiche più fertili si dissolvono nell’aria intorno. Fran! Il chiodo si stacca e il quadro cade, direbbe qualcuno. Il cantastorie lascia i musicanti e viceversa. Lo spettacolo finisce.

17 marzo 2005, il pittoresco sito dei Quintorigo viene spazzato via dalla memoria di tanti. “Da oggi Quintorigo e John De Leo proseguiranno separatamente il loro cammino, nell’augurio per entrambi di una serena e luminosa carriera”: diplomatiche parole del comunicato pubblicato sul sito ufficiale dei cinque, nonché sul sito gestito dai fans, i “rospigrigi”.
Si parla di rottura di una dialettica all’interno del gruppo, una serie di divergenze, un inasprimento di toni, un momento di crisi che nonostante la voglia di andare avanti, sarebbe stato insormontabile. Una decisione presa non a cuor leggero.

Continuiamo a chiederci perché. Forse sarà che la perfezione esiste qua giù sulla terra, ma non si può tenerla tra le dita per più di un attimo. Loro c’erano riusciti. Imprevedibili Quintorigo! John De Leo (voce), Andrea e Gionata Costa (violino e violoncello), Stefano Ricci (Contrabbasso), Valentino Bianchi (sassofoni). Si erano costruiti una strada tutta particolare nei Paesi della musica italiana, una strada di vorticose curve, dove citata si affacciava la grande musica di ogni tempo.

Che non si dimentichino le performances, sul palco, in sala di registrazione, dovunque l’estro creativo fosse capace di dar vita ad esseri mai uguali. Che non si dimentichino i tre lavori discografici “Rospo”, ”Grigio” e ”In cattività”, per la loro completezza intrinseca. Che non si dimentichino le preziose collaborazioni con Battiato, Consoli, Fossati, ed altri ancora. Che non ci sfugga di riconoscere a questo irripetibile incontro di artisti emiliani, il merito di aver ridato luce a quelle che furono grandi perle, di indiscutibile bellezza, spogliandole da quel manierismo interpretativo che le aveva mortificate negli anni. Si pensi al jazz di Night and Day o Darn that Dream, o al rock di Heroes o Purple Haze.

Ora, i quattro mitici strumenti restano, ci rassicurano sul loro prossimo futuro artistico: una quarta opera discografica in lavorazione, un ritorno di fiamma nei concerti italiani la prossima estate. “Presto ci rivedrete calcare i palchi” chiude il comunicato.
E a noi rimasti sotto il palco vuoto, consapevoli dell’impossibilità di un ‘bis’, resta la curiosità. Scoprire la natura inespressa dei ‘quattro righi’ rimasti. E un De Leo che ci piace immaginare partito senza freni per la tangente, sempre più folle, forse non più in dovere di trattenere i suoi slanci.


(29/03/2005)