Il settore della moda nel nostro paese sembra proprio non poter fare a meno del mezzo televisivo, non solo come veicolo per pubblicizzare una griffe o un’idea innovativa, ma soprattutto per imporre la marca nell’immaginario collettivo attraverso le caratteristiche e la personalità di chi la indossa. E’ una vera e propria corsa all’ingaggio! Ormai molti personaggi televisivi, da Costantino ad Aldo Montano (ormai “star” e non piu’ sportivo), dai ragazzi del Grande Fratello a quelli del’Isola dei Famosi, sono pagati con cifre da capogiro per indossare capi o accessori di marca, con la certezza di fare salire le vendite alle stelle.
Questa sembra essere una vera e propria tecnica di marketing: il pubblico, infatti, la maggior parte delle volte, quando c’è la pubblicità, cambia canale o è distratto, mentre quando per un’intera trasmissione vede quell’abito o quel particolare oggetto indossato dalla sua icona, incarnazione di successo, simpatia e popolarità, il giorno seguente corre ad acquistarlo senza indugiare.
Ma come è possibile che un settore che conta 165.500 imprese, e che fa grande l’Italia nel mondo, per avere successo debba ricorrere a questi espedienti? E perché nelle sfilate e negli eventi sembra essere più importante il tipo di pubblico e il testimonial invece del taglio e della qualità degli abiti? Certo, come in tutte le cose sarebbe davvero un errore generalizzare. Ci sono delle aziende, infatti, che grazie alla loro tradizione, ai loro tessuti e al loro nome non hanno bisogno di ulteriore pubblicità, ma senza dubbio se ‘qualcuno’ dello spettacolo o dello sport indossa i loro capi, tanto di guadagnato!
Il connubio tra griffe e tv, infatti, sembra essere perseguito e portato ai massimi livelli soprattutto dalle firme ‘giovani’, che cercano una ‘scorciatoia’ per farsi strada e arrivare al successo. Ma questa sara’ davvero una strada senza ritorno?
Sicuramente ormai non bastano piu’ lo stile, la ricercatezza e la qualita’ dei filati, l’innovazione e la tradizione. Il mondo della moda oggi ruota soprattutto intorno alla comunicazione non più, come in realta’ dovrebbe essere, alla riuscita di una collezione.
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