OSCAR 2005: TRA VECCHIE ABITUDINI E NUOVE TENDENZE.
Alcune riflessioni dopo la baraonda delle premiazioni.
di Andrea Boretti
Tradizionalmente non ci si aspettano grandi sorprese dagli oscar, tradizionalmente il copione prevede un mattatore che diverta il pubblico (soprattutto televisivo) e la festa per i soliti noti che tutti sanno verranno chiamati a ritirare la prestigiosa statuetta. Gli oscar 2005 hanno in parte cambiato questo format, in parte lo hanno confermato e in ultimo hanno mostrato come una nuova attenzione dell’Academy verso progetti cinematografici e artisti più “particolari” non sia stata solo una distrazione dell’ultimo anno.

La conferma del format . Anzitutto la baraonda che l’Oscar mette in moto, le solite passerelle, i soliti fotografi, i soliti pettegolezzi, chi è andato alla serata con chi e, soprattutto, i soliti assenti. Quindi, il mattatore, un Chris Rock apparentemente scioccante ma in realtà, probabilmente, molto più allineato di quanto non abbia voluto dare a vedere, con l’unico scopo di far disperatamente recuperare all’Academy quello share televisivo progressivamente perso nel corso degli anni. Infine i premi, da sempre i più importanti sono distribuiti tra due, tre film, mentre quelli, diciamo, di seconda fascia (miglior attore e attrice non protagonista, effetti speciali, ecc, ecc…) vengono normalmente distribuiti al grande sconfitto, e così è stato anche stavolta. Non c’è bisogno di infierire nominando il grande sconfitto che tutti noi conosciamo e che ammiriamo per le sue doti e i suoi lavori passati ma che non riusciamo a digerire in quella veste da regista dell’establishment che da qualche anno ha deciso di vestire.

La negazione del format . Ha vinto il più meritevole. Per quanto sia oggettivamente difficile giudicare quale sia il film migliore, chi sia l’attore più bravo dell’anno e via dicendo, è nostra opinione che stavolta abbia vinto, almeno nei premi più importanti, il più meritevole. Questa di per sé non dovrebbe essere una novità, anche se non sempre è stato così, ma la cosa nuova, e che da un certo punto di vista sconvolge, è che tutto questo fosse inaspettato. Domenica 27 doveva essere la grande serata di Martin Scorsese (ecco lo abbiamo nominato!), di Leo Di Caprio e del suo The Aviator, i due si aspettavano l’Oscar e si era fatta una grande mobilitazione anche presso il pubblico affinché spingesse per il premio se non altro per la carriera e i meriti passati. Così non è stato, ha vinto chi più meritava, ha vinto chi è rimasto lo stesso cowboy di un tempo e non chi diceva di essere un raging bull e si è invece ritrovato a fare il fondatore di nuove York e il cantore di saghe di eroi nazionali.

Il nuovo format. Più che altro è una tendenza, più che altro è una nuova attenzione al cinema che non sia solo main stream e grandi nomi, bravissimo Eastwood ma non è che sia uno sconosciuto. La definizione si rivolge quindi ad autori più particolari che amano la ricerca e la sperimentazione visiva e narrativa, ad autori in un certo senso che osano sia artisticamente che socialmente affrontando ad esempio gli argomenti scomodi del Michael Moore che vinse l’Oscar per il miglior documentario con Bowling a Colombine. Su questa scia non si può quindi che essere contenti delle vittorie per la sceneggiatura di Eternal Sunshine of the spotless mind di Michel Gondry e di Sideways di Alexander Payne due film che hanno il coraggio uno di sfidare i generi del cinema convenzionale, l’altro di rifarli in maniera diversa e originale, due film che probabilmente avrebbero meritato di più.


In conclusione direi che si può essere contenti di questi Oscar, ci sono state sorprese, tante, bocciature, meritate, e anche delle conferme, forse troppe, ma soprattutto si è vista questa nuova tendenza che ci deve far ben sperare. Speranza che va soprattutto su un’Academy che non abbia più paura di dare una nomination a Michael Moore perché chissà cosa potrebbe dire se dovesse per caso salire sul palco, e neanche di premiare o almeno nominare due attori fenomenali come Kate Winslet e Jim Carrie, da anni sempre nel giro che conta, da anni sempre autori di scelte artistiche alternative e forse per questo spesso ignorati da questa manifestazione.

Infine un ultima domanda: ma i votanti hanno visto Collateral, com’è che questo film, insieme al suo regista è stato del tutto dimenticato? Che ci siano forze alle quali neanche un divo come Cruise, pur in una delle sue interpretazioni migliori, non possa opporsi?


(03/03/2005)