La storia sociale della sessualità e dell’alimentazione può spesso essere letta in parallelo, come una costante oscillazione fra libertà e repressione, tra pulsione e controllo.
L’origine dei cibi afrodisiaci risale alle culture egiziana, greca, romana, come dimostra anche l’etimologia della parola che deriva da Afrodite o Venere, la Dea dell'amore venerata dagli antichi Greci. Durante le feste dionisiache era diffuso l’uso di cibi stimolanti, i Greci consumavano tartufi, uova, miele e frutti di mare. Se guardiamo alla tradizione cattolica, i piaceri della gola sono legati sin dalle origini a quelli della sessualità: il peccato di orgoglio di Adamo ed Eva viene raccontato attraverso la metafora della mela tentatrice.
Lo stesso frutto, la mela, non casualmente era stato utilizzato da Paride nella tenzone tra le tre Grazie che consacra Venere come la dea della bellezza. Ma cosa c’è di vero nella forza eccitante di alcuni alimenti? Esiste una prova scientifica, o questi poteri del cibo sono soltanto leggende? Secondo la scienza medica, esiste soltanto un rapporto indiretto fra il cibo e il desiderio sessuale.
E qui è d’obbligo una premessa: non esiste ricetta, atmosfera, suono o aroma che possa far nascere quello che non c’è. Questo deve essere chiaro a tutti: come non esistono i filtri d’amore. Esistono, invece, situazioni che possono ‘aiutare’ a far emergere pensieri, desideri, sentimenti, emozioni sopiti o latenti. Tra tutte, la condivisione del cibo, il consumare insieme un pasto è certamente un momento di conoscenza reciproca, di verifica, di scoperta e, talvolta, preludio…
“Vorrei proprio vedere l'effetto eccitante di ostriche e champagne consumati durante una frettolosa colazione di lavoro” - ironizza Fausto Manara, psichiatra e professore presso l’Università di Brescia.
Alcuni tra gli alimenti cui sono stati attribuiti poteri afrodisiaci sono ostriche, frutti di mare; dolci come la cioccolata, il cacao e la frutta secca; spezie come l'aglio, il peperoncino rosso, la noce moscata; prodotti usati anche nella fitoterapia, come il ginseng o il ginkgo biloba, nonché le erbe toniche o il cocco. Ma solo per citarne alcuni…
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Una regola, suggerita dalla scrittrice cilena Isabel Allende nel suo Afrodita, è sicuramente la più valida di tutte: “Tutto quello che si cucina per un amante è sensuale, ma lo è molto di più se entrambi partecipano alla preparazione e approfittano della situazione per svestirsi a poco a poco e con malizia mentre si pelano cipolle e si puliscono carciofi. Con la scusa di evitare di macchiarvi, mentre pulite i frutti di mare e condite i polli, potete già iniziare ad alleggerirvi dei vestiti; musica allegra e vino sono obbligatori, altri afrodisiaci sono facoltativi”.
Ma è proprio vero?
Lo pensa sicuramente la psicanalista Gisèle Harrus-Révedi, autrice di Psycanalyse de la gourmandise: i comportamenti alimentari sarebbero una spia rivelatrice di quelli sessuali.
Ma se, invece, questi fossero solo luoghi comuni? Nella teoria freudiana, il parallelismo sesso-cibo nasce dal rapporto mamma-bambino. Il cibo era visto come simbolo dell'attaccamento fra loro, ma molti studi successivi hanno ridimensionato questa teoria: il legame è basato piuttosto sulla ricerca da parte del bambino del calore materno. Allora, che cosa hanno in comune eros e cibo? Entrambi servono alla vita: il primo per procreare, il secondo per sopravvivere. Entrambi danno piacere, e sono legati alla socialità: non a caso una cena può essere l'occasione di un incontro e una notte insieme può a volte rappresentare davvero l'inizio di una storia d'amore.
Prenderlo per la gola, colpire il suo immaginario fantastico che lega il desiderio sessuale al cibo, ad una determinata preparazione e, non dimentichiamolo mai, una particolare atmosfera al punto di consentire l’esternazione di sentimenti e desideri non esplicitati…
Su un collegamento diretto fra cibo e sesso insiste anche il professor Willy Pasini, autore di Il cibo e l’amore. “Alcuni alimenti sono veri e propri afrodisiaci, e per le donne in particolare lo è il cioccolato” e una ricerca condotta dal CIRM afferma che circa la metà degli italiani crede al potere afrodisiaco di alcuni alimenti. Secondo la scienza medica, esiste soltanto un rapporto indiretto fra il cibo e il desiderio sessuale.
L’effetto sarebbe legato più alle modalità in cui la cena viene consumata, cioè l’atmosfera, l’intimità, che ad un processo chimico nel nostro organismo. Aragoste, crostacei, tartufi, spezie e tutta una serie di cibi proposti dalla tradizione popolare come alimenti afrodisiaci, per la scienza non hanno invece nessun potere afrodisiaco.
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