Questo bel libro di poesie ci conduce tra pagine di vita, emozioni e sensazioni che Giorgio Rivara, medico e ricercatore torinese, ha cercato di fermare sulla carta insieme ai suoi esplicativi dipinti frutto di una sensibilità straordinaria. Come dice Vittorio Dan Segre,, nella presentazione del libro: «Giorgio Rivara è medico del corpo e dell’anima nell’impegno con cui ha dedicato la sua vita professionale a curare il dolore». «Ma l’intuizione per le sue ricerche scientifiche l’ha sviluppata fra i beduini del deserto di Kerak in Giordania e gli ebrei di Haifa in Israele fra i quali ha trascorso quindici anni come Direttore e Primario degli Ospedali Italiani nel Medio Oriente».
Anni di ricerca lo hanno indotto a «spiegare gli arcani del dolore e la forza dell’empatia nella cura; ricerche innovative sui sistemi di informazione cellulari, sulla diffusione dei messaggi molecolari dalla cui interpretazione o misinterpretazione dipendono in definitiva le malattie dell’essere umano e la chiave delle loro cure».
«Forse Rivara non riuscirà mai ad entrare negli arcani del discorso molecolare, forse non riuscirà mai a tradurlo in una formula matematica o a rinchiuderlo in una provetta di laboratorio. Ma in questo dialogo, così misterioso e universale, Giorgio Rivara, scienziato e credente, cerca su queste pagine di fermare col ritmo della poesia e il gioco dei colori alcuni degli attimi in cui gli è sembrato di percepire il battito dell’Eternità; di trasmetterci quel sospiro che un Profeta antico credette udire nel deserto. Era un gran vento, ma non era nel vento. Era un forte tuono, ma non era nel tuono. Poi fu una fievole voce di silenzio. In essa quello che cercava».
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