Ricordo, come se fosse ieri, quando un collega di lavoro di papà, tenendomi per mano e passeggiando insieme a me, mi disse: “Babbo Natale non esiste. Sono i tuoi genitori che ti comprano i regali e te li fanno trovare vicino al letto per Natale”.
Questo è uno dei tanti ricordi rimastimi impressi come momenti importanti in cui ho avvertito la sensazione di un “crollo” di qualcosa, in questo caso di vissuti magici.
Così, da una candida rivelazione, apparentemente scontata per un adulto, vennero fuori a me bambina di circa 7 anni, pensieri come “perché a tanti bambini come me veniva fatta credere l’esistenza di un signore buono con la barba, un nonno piuttosto che un “babbo”, che ci conosceva tutti, uno per uno”, “perché i genitori lo avevano inventato?”, “e se erano i genitori a portare i regali, perché dovevano farlo proprio la notte di Natale?”, “perché…perché…”; e via coi tipici perché dei bambini che invece di esprimere tenni per me, rimanendo così senza risposte.
Al di là di questo tuffo nel mio passato personale, dal punto di vista evolutivo, la comparsa di una figura come Babbo Natale in età infantile e, in genere, la sua scomparsa in età adolescenziale, può considerarsi una delle tante proiezioni di desideri di quegli esseri umani che condividono questa cultura.
Ad esempio, l’esistenza di Babbo Natale è stata ed è ancora a volte una delle compensazioni positive dell’assenza nella realtà di un contesto familiare accogliente. Cioè, può diventare un importante sostegno trasferire su questa figura il desiderio di un babbo comprensivo, buono, disposto a venire anche da molto lontano per noi.
Per un bambino che si trova nella fase evolutiva dell’egocentrismo, in cui tutto il mondo gira intorno a lui, è scontato che Babbo Natale lo conosca personalmente, sappia qual è il suo nome, e quali sono i suoi giocattoli preferiti.
Crescendo, si comincia ad apprezzare anche l’aspetto magico legato all’attesa dei doni. Entra in gioco anche il giudizio sul proprio comportamento: “sono stato bravo, quindi non riceverò carbone ma regali”, o viceversa.
Infine, intorno all’adolescenza, Babbo Natale può diventare il capro espiatorio di un atteggiamento di contestazione verso tutta una serie di “castelli” costruiti dai genitori ad hoc per il mondo infantile, ma ormai superati per il mondo dei giovani.
Finendo poi per riscoprire e riappropriarsi, in età adulta, di un’atmosfera di calore, di complicità, di sorpresa legata all’arrivo di Babbo Natale, pur con la consapevolezza che è un evento fantastico a richiamare sensazioni e atteggiamenti che si hanno già dentro.
Questo dimostra, tra l’altro, a mio avviso, il continuo successo dei film natalizi su Babbo Natale, che spesso l’adulto segue per “accompagnare” i bambini, nascondendo, dietro un velo sottilissimo, la voglia di “accompagnare” anche i propri desideri dentro il film della vita quotidiana, troppo spesso staccata dalla fantasia!
Auguri a tutti, grandi e piccini.
Dott.ssa Maria Rosa Greco
Psicologo clinico e psicoterapeuta della Gestalt
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