Andrea De Carlo è un autore di successo. Andrea De Carlo è un autore italiano. Andrea De Carlo è uno di quegli autori italiani di successo che molto sono amati e molto sono odiati. Chi non lo sopporta, afferma dei suoi libri: “sono tutti uguali”, “trattano sempre gli stessi argomenti”, “hanno un linguaggio finto-innovativo” e così via. Chi lo apprezza, invece sostiene: “amo i suoi libri perché mi portano in una dimensione familiare”, “perché apprezzo gli argomenti che trattano”, “per il linguaggio in cui sono scritti”.
Sembrerebbe quindi che la forza e il limite di De Carlo siano il linguaggio utilizzato e gli argomenti trattati.
Ma è proprio così? Qualche settimana fa è uscito nelle librerie “Giro di Vento”, l’ultima fatica dello scrittore milanese. Chi scrive non ha letto tutti i suoi libri, ne ha apprezzati alcuni molto, altri meno.
Di questo libro ha apprezzato, ancor prima di leggerlo, alcune scelte di vita fatte dall’autore (vedi articolo linkato a destra) che forse non renderanno il libro più fruibile per le persone, ma certamente lo renderanno più accettabile per le foreste. Ma leggendolo ha finito per apprezzare e anche molto, il modo in cui è scritto e le tematiche che tratta. Vi ricorda qualcosa?
Eppure, rispetto alle ultime opere di De Carlo, Giro di Vento è diverso. Pur trattando la vicenda di alcuni milanesi stressati dalla moderna società... Pur essendo ambientato in Umbria, in un territorio selvatico e selvaggio, in cui vivono alcune persone che hanno rifiutato il caos, i compromessi e le leggi della realtà civile e cittadina… Pur descrivendo l’incontro tra queste due realtà, il loro attrarsi e il loro scontrarsi, il loro vacillare... Pur conducendo il lettore all’interno delle certezze dei suoi protagonisti e mostrandogli con lucidità quasi crudele il modo in cui tali certezze si sgretolano al primo “giro di vento”… Nonostante tutti questi fattori richiamino le sue tematiche classiche, questo romanzo è diverso dalle ultime fatiche di De Carlo.
E’ diverso, perché dopo poche pagine il lettore non sa più con chi identificarsi, se con i rozzi “preistorici” o i volgari “contemporanei”. E’ diverso perché, almeno così ci è parso, rispetto alle opere precedenti dà meno certezze, propone una visione meno netta del giusto e del sbagliato. Sembra scritto da un uomo più adulto e rivolto ad un pubblico meno adolescenziale.
Anche il linguaggio è diverso. Se ad una lettura cosciente sembra quello di sempre, lasciandosi andare il lettore si renderà conto che le pagine sono costruite in modo meno “evidente”. In qualche modo la mano dello scrittore è più nascosta. E’ come se De Carlo avesse deciso di liberare i propri personaggi, tirandosi indietro e lasciandoli liberi di muoversi a piacimento, al di là dei suoi desideri e delle sue aspettative. E così, la contrapposizione tra modernità opprimente e natura idilliaca è molto più sfumata. Le colline umbre sono solo un lontano paesaggio, spesso appena accennato. Molto più delineati sono i paesaggi interiori, più o meno aspri, ma ugualmente confusi. Se i 5 milanesotti, infatti, sono personaggi finti, immersi in una serie di relazioni ipocrite e di ideali e riferimenti fragili, Lauro & Company (i preistorici) sono altrettanto insoddisfatti e incerti sul cammino preso dalle loro vite. L’unica differenza sembra essere nella consapevolezza e nell’accettazione della realtà da parte dei secondi, e di una loro maggiore volontà di indirizzare il proprio futuro.
Delineati e confusi dicevamo quindi. Dietro un’apparente contraddizione si nasconde forse la forza di questo libro. Un libro che alla fine non finisce. Dopo averlo terminato, il lettore non si ritrova delle risposte in mano, ma solo nuovi dubbi. Dubbi che se da un lato possono confondere, dall’altro possono spingere a nuove risposte e nuove domande. Noi lo consigliamo. E se non siete d’accordo scriveteci e ne discuteremo insieme.
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