Il problema dell’inquinamento atmosferico in grandi agglomerati urbani, associato all’intenso traffico autoveicolare e, nel periodo invernale, acuito dal riscaldamento domestico, interessa direttamente e quotidianamente milioni di persone.
Anche se molto è stato detto e scritto su tale argomento non è casuale il fatto che con periodica frequenza l’argomento sia riproposto da quotidiani che denunciano inadempienze ed omissioni di diverso ordine e gravità da parte degli organi per Legge preposti al monitoraggio della qualità dell’aria atmosferica e, per essa, alla salvaguardia della salute pubblica.
Abbiamo chiesto al prof. Botrè di illustrarci brevemente la natura del problema ed i possibili rischi associati alla presenza di alcuni fra i più significativi e pericolosi contaminanti dell’aria presenti in agglomerati urbani intensamente popolati.
L’esposizione degli organismi viventi all’atmosfera rappresenta un’interazione continua e costante che si protrae ininterrottamente per tutta la vita.
Nell’uomo, per esempio, i polmoni inspirano ed espirano circa ventimila litri di aria al giorno per assicurare all’organismo l’indispensabile apporto di ossigeno e la conseguente eliminazione di anidride carbonica. Ma assunzione di aria significa anche assunzione di tutte le specie chimiche che la compongono, ivi compresi gli inquinanti presenti e, con essi, anche l'inevitabile assunzione di rischi per la salute di diverso ordine e grado.
L’inquinamento atmosferico è causato da innumerevoli attività umane responsabili di effetti assolutamente innaturali, che sono in grado di provocare gravi patologie all’uomo e di alterare gli equilibri ecologici nell’intera biosfera.
In riferimento alla composizione dell’aria “pulita” fin dal 1968 (Commissione CEE 08.03.1968) era stata deliberata la seguente definizione: inquinante atmosferico è qualsiasi sostanza la cui presenza sia estranea alla composizione normale dell’aria stessa, ovvero si determini una variazione nelle proporzioni dei componenti tali da provocare effetti nocivi.
Per una classificazione dell'inquinamento atmosferico si è soliti distinguere le più importanti fonti di inquinanti atmosferici secondo la seguente classificazione:
- impianti di combustione (riscaldamenti domestici, centrali termoelettriche, forni e generatori di calore con combustibili, inceneritori di rifiuti, qualsiasi processo di combustione);
- impianti tecnologici (i diversi tipi di impianti industriali);
- traffico aereo e traffico veicolare motorizzato.
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L'inquinamento atmosferico in generale, e quello in agglomerati urbani in particolare, è dunque originato dall'impiego di combustibili, ma i prodotti gassosi propri della combustione non sono gli unici inquinanti perché anche molte altre impurezze presenti nei combustibili, o generate dai processi di combustione, sono responsabili di variazioni della composizione dell'aria atmosferica e, nella maggioranza dei casi, di specie chimiche dotate di elevata tossicità.
Tralasciando gli inquinanti “classici” oramai a tutti noti (ossidi di carbonio, ossidi di zolfo, ossidi di azoto, smog fotochimico etc.), i principali fattori responsabili della contaminazione dell'aria in aree urbane possono essere riassunti, molto brevemente, nei seguenti punti:
a) impianti di combustione (riscaldamenti domestici, inceneritori di rifiuti, e/o, più in generale, qualsiasi processo di combustione);
b) traffico veicolare motorizzato.
Per quanto riguarda la pericolosità dell'inquinamento atmosferico presente in aree urbane questa non è soltanto dovuta al tipo di combustibile impiegato quanto alla densità di impianti a combustione presenti e all’imperfetta conduzione degli impianti termici di qualsiasi tipo (riscaldamento, traffico veicolare etc.) che, non consentendo una combustione totale, provocano l'immissione nell'ambiente di materiale parzialmente o totalmente incombusto in diversi stati di aggregazione (solido, liquido ed aeriforme).
Nell'aria urbana è quindi quasi costantemente presente un “inquinamento di fondo” collegato principalmente alle immissioni provenienti dal traffico motorizzato e dal riscaldamento domestico, nonché da polveri provenienti da cantieri, dal manto stradale e da abrasioni conseguenti ad attriti (pneumatici sull’asfalto e sistemi frenanti contenenti, o meno, amianto).
Recentemente ha destato ulteriore preoccupazione per la salute dell’uomo la presenza nell’atmosfera di materiale non gassoso, ma molto finemente disperso (aerosol), presente soprattutto in grandi agglomerati urbani, oltre che in effluenti provenienti in prossimità d’insediamenti produttivi di diversa natura, molti dei quali spesso localizzati alla periferia della città (anziché essere dislocati in zone isolate e lontane dagli insediamenti urbani).
Per la sua complessità, l’argomento sarà trattato in due articoli (il primo linkabile qui a destra, il secondo reperibile su Natura&Benessere N. 12) nei quali verranno, sia pure molto sommariamente, menzionati i più rilevanti pericoli per la salute pubblica, rappresentati da idrocarburi aromatici policiclici (che sono anch'essi, a temperatura e pressione ambiente, solidi) e da semplici idrocarburi aromatici (monociclici), caratterizzati da proprietà tossicologiche analoghe ai precedenti e da particelle solide aerodisperse di varia natura.
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