UN “MITICO” CONCORSO DI BELLEZZA
Al tempo degli Dèi il mito della Bellezza era talmente tenuto in considerazione che Giove dovette inventare i Concorsi di Bellezza. Magiche cinture, carne di lepre, bevande a base di succo di papavero, cure termali... erano solo alcuni dei tanti “trucchi” ai quali ricorrevano gli Dèi per essere più belli e seducenti.
di Donatella Cerulli
Gli antichi raccontavano che un giorno le tre dee più vanitose dell’Olimpo – Giunone, Venere e Minerva – chiacchierando di creme e belletti, vestiti e gioielli, finirono con l’accapigliarsi letteralmente su chi, fra le tre divine signore, fosse la più bella.

Giove, infastidito da tanto urlare e schiamazzare, non riuscendo a mettere pace fra le scalmanate dee, ebbe la brillante idea d’inventare, seduta stante, il Concorso di Bellezza che portò innumerevoli guai agli uomini e agli Dèi di allora e tanti soldi ai mass media del futuro.

Giudice unico ed insindacabile fu nominato il principe troiano Paride che – niente di nuovo sotto il sole – subì ben tre tentativi di corruzione da parte delle dee per essere proclamata, ognuna, la più bella: Giunone gli garantì che avrebbe fatto di lui l’uomo più ricco della Terra, Minerva gli assicurò ineguagliabile gloria in battaglia, mentre Venere, semplicemente, gli promise l’amore della donna più bella del mondo, Elena.

Poiché al cuore non si comanda, Paride non ebbe esitazioni e scelse l’amore. Purtroppo, la signora in questione era regolarmente sposata al re greco Menelao, per cui il troiano fu costretto a rapirla con tutte le nefaste conseguenze che ben conosciamo dalle letture omeriche.

Gli Dèi, afflitti come i mortali da inestetismi di ogni genere, ovviamente, mal sopportavano che gli umani potessero gareggiare con loro sul piano della bellezza e dell’avvenenza, e spesso accadeva che essere belli agli uomini non sempre conveniva.
La bella Medusa, infatti, solo per aver osato sfidare Minerva in una gara di bellezza, fu trasformata dalla dea in un mostro spaventoso e terribile; poi, non ancora soddisfatta, tramutò i bei capelli della giovane in orrendi serpentelli.


Giunone, altrettanto invidiosa e vendicativa, sprofondò negli Inferi la povera Side che aveva osato vantarsi di essere bella come la dea... insomma, essere troppo belli, a volte, può essere una vera sfortuna! Ben se ne accorse, a sue spese, il bellissimo Adone di cui erano innamorate tutte le donne della Grecia. Anche le dee, al pari delle comuni mortali, altrettanto sensibili al fascino di due belle spalle o di una voluttuosa bocca, provarono un’irresistibile attrazione per lo splendido giovane che soffermò i suoi languidi occhi soprattutto su Venere e su Proserpina, la Dea degli Inferi.

Neanche a dirlo, fra le due Signore olimpiche scoppiò una violenta disputa nella quale volarono insulti e, forse, anche qualche schiaffo, finché Giove - ancora una volta - fu costretto ad intervenire per mettere pace sull’Olimpo dove, ormai da notti, gli Dèi non riuscivano più a dormire sonni tranquilli.

A dirimere la spinosa questione vennero chiamate le Muse che stabilirono equamente che il conteso Adone trascorresse, ogni anno della sua vita, quattro mesi a soddisfare le voglie di Persefone, quattro mesi quelle di Venere e quattro mesi da solo per riprendersi dalle fatiche amorose...

L’insaziabile Venere, però, non fu molto d’accordo sulla decisione: la furbetta indossò una magica cintura che la rendeva irresistibile e lo sventurato Adone fu colpito da un’attrazione fatale per la lussuriosa dea. Attrazione che risultò veramente “fatale” per lo sventurato giovane che morì massacrato dalle zanne di un gigantesco cinghiale nel quale si era trasformato Marte, furioso di gelosia per il tradimento della sua amata Venere. Come succederà secoli dopo per il bel Rodolfo Valentino, tutte le donne della Terra piansero e si disperarono a lungo:

Muore il tenero Adone...
e come faremo noi a vivere?
A lungo battetevi il petto, o fanciulle,
e laceratevi le vesti.

(Saffo, Odi, 106)

Anche Venere gemette e versò lacrime... poi, per non sciupare i suoi begli occhi, si consolò e volse lo sguardo altrove...


(29/11/2004)