CHI HA PAURA DEL LUPO CATTIVO?
Ne restano meno di 500. Sono una testimonianza di vita, sono saggi, sono primordiali, sono l'incarnazione del corpo di Gaia, uno specchio dell'animo del nostro pianeta. Tre di loro, sono stati uccisi da un treno in corsa. Una famiglia. I genitori portavano il cucciolo ad esplorare il territorio. Uno schianto li ha fermati.
di Daniel Tarozzi
I nostri nonni sono cresciuti con il terrore dell’uomo nero, dell’orco e del lupo cattivo. Da Cappuccetto Rosso ai Tre porcellini, il lupo è sempre stato rappresentato come un animale famelico e pericoloso, da temere e, se possibile, abbattere. Oggi le cose stanno cambiando, ma gli antichi pregiudizi sono duri a morire.

In effetti, il lupo famelico e pericoloso lo è. Ma per le pecore. Ecco perché oggi il suo nemico principale sono diventati gli allevatori che spesso li abbattono per “proteggere” il proprio bestiame. In realtà, ci sono metodi alternativi e molto più incruenti per proteggere il Re della foresta nostrana. Ad esempio, mettere cani da guardia in grado di contrastarlo. Molte regioni, poi, stanziano un “risarcimento” a quegli allevatori che abbiano subito perdite a causa del lupo.

Nonostante questo, la vita di questi nobili animali resta difficile. Se osano entrare in territorio svizzero, ad esempio, vengono freddati senza pietà. Vi sono poi i bracconieri che li cacciano senza sosta.

A tutto questo, recentemente, si è aggiunta la ferrovia. Un treno correva sereno sulla ferrovia Sulmona-L'Aquila, nei pressi di Beffi, nel parco regionale del Velino-Sirente. Nello stesso momento, un cucciolo di lupo stava esplorando il territorio accompagnato dai genitori. Proprio così. Mamma, papà e figlio insieme vagavano per il parco come una famiglia felice.

“I lupi sono animali che si spostano molto, percorrono una media di dieci chilometri circa per notte, ma in questo periodo possono coprire anche distanze maggiori. Infatti proprio in autunno madri e padri portano la cucciolata dell'anno a esplorare il territorio" ha ricordato Rosario Fico veterinario dell'istituto ed esperto di lupi sulle righe di la Repubblica.


Il lupo è un animale diffidente per natura. Difficilmente si avvicina all’uomo. Osservandolo, si rimane sconcertati dalla sua “umanità”. Di fronte all’ignoto, resta fermo, si avvicina e si allontana, si innervosisce. Sembra a tutti gli effetti che rifletta. Ma il “nonno” degli amati cani, oltre ad essere “umano” sembra spesso essere anche “soprannaturale”, profondo, quasi spirituale. Guardandolo si rimane affascinati, come ipnotizzati. Ulula. Ulula alla luna dicono.

Una famiglia di lupi perlustrava il territorio, dicevamo. Forse il più piccolo aveva trovato il coraggio e si era fatto avanti. Non sappiamo come si siano svolti i fatti. Possiamo solo ipotizzare. Un lupetto selvatico, timidamente attraversa la ferrovia. I genitori lo affiancano per proteggerlo. Improvvisamente, gli odori elettrici, selvatici, traboccanti di vita, svaniscono nel nulla. Improvvisamente, i colori si spengono sostituiti da un buio che è infinito. Improvvisamente, i rumori si affievoliscono, fino a scomparire. Improvvisamente uno schianto. E tre incredibili creature sono spazzate via dal nostro pianeta.

Ovviamente, la colpa non è del macchinista, ne delle ferrovie. I lupi sono animali selvaggi e non li si può confinare in recinti. Anzi, la loro recente ricomparsa in molte zone del territorio italiano è dovuta proprio alla loro mobilità. Ma forse questa tragedia si sarebbe potuta evitare. Come fa notare Rosario Fico, infatti, “purtroppo anche se ci sono parchi e riserve non ci sono "corridoi" protetti, nei quali gli animali possano spostarsi senza il rischio di essere investiti da auto o, come oggi, da treni” (per saperne di più sui corridoi ecologici, leggi l’articolo linkato a destra).

Antonio Canu, del WWF, concorda: “la creazione di aree di transito protette è una priorità per salvare la specie”.

Tre nobili Lupi sono morti sotto le rotaie di un treno. Ne restano 4/500 in Italia. Una manciata di odori, sapori, sensazioni primordiali, selvatiche, sagge. Non permettiamo che li spengano. Non permettiamo che li estinguano.


(06/11/2004)