"Qualunque sia la fede che professano, tutti i poeti, in quanto tali, sono politeisti.", W.H.Auden, Shorts, Adelphi, pag.101.
Se è dubbio che questa affermazione perentoria di Wystan Hugh Auden possa essere vera per tutti i poeti, lo è però sicuramente per uno in particolare, lo stesso Auden. Autore di una poesia che Montale definì camaleontica, nel senso che era capace di prendere il colore delle idee che versificava senza restarne prigioniera, Auden toccò il culmine della sua opera con la pubblicazione del suo primo libro edito negli Stati Uniti all'indomani dello scoppio della seconda guerra mondiale, Another Time, disponibile oggi in italiano con il titolo di Un altro tempo (Adelphi, traduzione di Nicola Gardini, testo a fronte).
Un altro tempo è senza dubbio una delle raccolte poetiche principali del 900, sia per la qualità stilistica che lo contraddistingue sia per l'importanza storica che riveste, essendo uscito in un particolare momento di crisi della società occidentale, momento di crisi che si riflette in alcune delle poesie più famose presenti nel libro, come nel poemetto 1 settembre 1939, in cui si allude all'invasione nazista della Polonia, o come nella splendida poesia.
In memoria di Ernst Toller, scrittore e drammaturgo tedesco che, dopo una vita travagliata, morì profugo e suicida a New York nel 1939: "Siamo tenuti in vita da poteri che fingiamo di capire: / essi governano i nostri amori; essi al fine dirigono / la pallottola nemica, la malattia, o anche la nostra mano."
Un altro tempo è inoltre il libro più vario e significativo del grande poeta inglese, che in queste pagine dà prova della sua straordinaria maestria tecnica, capace di piegare all'indagine dell'animo umano le forme metriche più disparate, dal sonetto, predominante nella prima parte, Persone e posti, alla ballata, che caratterizza la seconda, Ballate, canzoni, blues e altri versi, fino ad arrivare ai toni elegiaci della terza e ultima sezione del libro, quella delle Poesie d'occasione, dove, insieme ai temi politici e civili già accennati (1 settembre 1939 o Spagna 1937), Auden scrive alcune delle sue poesie più belle nel ricordo di uomini come Sigmund Freud e W. B. Yeats, la cui descrizione delle ultime ore di vita è qualcosa di indimenticabile: "Ma per lui fu l'ultimo pomeriggio che fu lui, / un pomeriggio d'infermiere e di sussurri; / le province del suo corpo si ribellarono, / le piazze della sua mente rimasero vuote, / il silenzio invase i sobborghi, / il flusso del sentire cessò in lui: egli divenne i suoi ammiratori."
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Insomma, più si scrive di questo libro più viene voglia di citarne versi che non riescono ad abbandonare la memoria una volta letti.
E così, partendo dalle famose quartine d'amore di Funeral Blues recitate nel celebre film Quattro matrimoni e un funerale ("Era il mio nord, il mio sud, il mio ovest, il mio est, / la mia settimana di lavoro e il mio giorno di festa, / il mio meriggio, la mia notte, la mia parola, il mio canto. // Sbagliai a pensare eterno questo amore- ora so quanto." ), e passando per i versi sul dolore rappresentato dagli Antichi Maestri nella famosa Musée des Beaux Arts, ci piace infine concludere questo breve invito alla lettura di Un altro tempo con il finale della poesia che più ci ha coinvolto e misteriosamente rasserenato, Herman Melville, nella quale Auden mostra l'autore di Moby Dick negli ultimi anni della sua vita, quando dopo tante avventure in mare decise di buttare l'ancora in casa sua per raggiungere la moglie e aggirarsi "entro il porto della mano di lei" :
"Lui stava sullo stretto balcone e ascoltava: / e tutte le stelle su di lui cantavano come quand'era piccolo / Tutto, tutto è vanità, ma non era la stessa cosa; / perché ora le parole scendevano come la calma dei monti - / Nathaniel era stato timido perché il suo amore era egoista - / ma adesso piangeva in segno di esultanza e di resa: / La Divinità è spezzata come il pane. Noi ne siamo i pezzi. // E sedette al suo tavolo e scrisse una storia."
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