ATTACCHI DI PANICO O PANICO VERSO LA VITALITA'?
Provi attacchi di panico? Spesso tali sintomi vogliono dire “sono stanco di come vivo la mia vita in questo momento, voglio respirare il mondo e sentire il suo calore senza averne paura, voglio scoppiare di vita”.
di Dott.ssa Maria Rosa Greco
Psicologo clinico e Psicoterapeuta della Gestalt

“Sto male, mi manca il respiro, mi sento svenire, ho brividi di freddo, mi sento paralizzato, mi scoppia il cuore…”.
In genere questi sono tra i sintomi di chi è in preda ad un attacco di panico.

E’ come se la tensione salisse fino al punto da far scattare un allarme che vuole essere disinnescato, ma la persona non sa come fare anche perché, almeno in principio, si sente confusa e non sa perché le stia accadendo tutto questo, o quanto meno non pensa nell’immediato che la causa possa essere psicologica piuttosto che organica.

Nella maggior parte dei casi tali sintomi vogliono dire “sono stanco di come vivo la mia vita in questo momento, voglio respirare il mondo e sentire il suo calore senza averne paura, voglio scoppiare di vita”.

La persona che esprime le sue difficoltà con attacchi di panico si sente spesso incastrata in una condizione che oscilla tra la difficoltà di separarsi dalle situazioni di vita e le relazioni ad esse connesse che ormai stanno troppo strette (ma che sono conosciute e dunque sicure), ed il desiderio/bisogno di cambiare in un nuovo modo la propria interazione con l’ambiente esterno e con se stessi, ma che proprio perché nuova si percepisce rischiosa e dunque suscita ansia.

L’attacco di panico, dal punto di vista fisiologico, esprime l’estremizzazione della risposta corporea all’ ansia; quest’ultima spesso è una reazione sana ad un vissuto che possiamo definire di “emergenza”.

L’ansia, nella visione gestaltica dell’individuo, è considerata una risposta di eccitazione dell’organismo, e possiede dunque una connotazione positiva. Se viene sperimentata senza un adeguato sostegno derivante da esperienze di fiducia, di riconoscimento della propria persona da parte dell’ambiente esterno, e di percezione delle proprie capacità di adattamento alle novità, può innescare risposte di paura che diventano incontrollabili. Paura che si autoalimenta scatenando delle risposte fisiologiche a catena che conducono la persona a sentire di non avere più padronanza di se stessa e si ritrova allora vulnerabile alla vita.

Quando, nella mia esperienza psicoterapeutica, un cliente chiede aiuto per questo tipo di problematica in realtà il mio pensiero è: “è un bene che finalmente il suo corpo stia comunicando che qualcosa va cambiata nei suoi modi di entrare in contatto con l’ambiente, per ristabilire un equilibrio funzionale alla sua realizzazione e alla sua evoluzione”.


Comprendere l’esperienza che il sintomo esprime (ad es. ho paura di dipendere e anche di separarmi dalla mia paura di dipendenza), porta a consapevolizzare la modalità di risposta all’ambiente e a se stessi, e il significato “storico” (cosa vuol dire in questo momento della mia vita) dell’esperienza problematica.

A volte ci si crogiola dietro un’etichetta del sofferente di…attacchi di panico, di depressione, di ansia, di nevrosi, e così via.

A mio avviso, però, non è molto utile il riconoscimento in una categoria del “malato di…”.

L’identificazione con una condizione, purtroppo, limita e tende a togliere spontaneità al processo di adattamento creativo alle novità e può non favorire la capacità di autoconsapevolezza insita nella persona.

Un consiglio come “pillola” nei momenti di emergenza?
Prima di tutto quando riconoscete dei sintomi come campanelli di allarme di un attacco di panico, fermatevi e sforzatevi di concentrare la vostra attenzione sul respiro. Il respiro lento e profondo è il modo fondamentale per tornare ad uno stato di rilassamento. Se riuscite a controllare questa funzione siete sulla buona strada!

A quel punto chiedete al vostro corpo cosa in quel momento esatto ha provocato lo stato di disagio. Probabilmente vi verrebbe istintivo rispondere che non stavate vivendo alcuna situazione di ansia particolare e che eravate tranquilli quando avete cominciato ad avvertire i tipici sintomi da attacchi di panico.

In realtà, è possibile risalire ad un pensiero, ad una sensazione, ad uno stato interiore che ha “agganciato” la condizione di malessere. Allenarsi a rendere sempre più chiare queste consapevolezze è un buon modo per ricominciare a sentirsi padroni di se stessi.

Purtroppo a volte non si riesce da soli in questo processo di cambiamento e si chiede aiuto. Il sostegno psicoterapeutico è un modo, ma necessita della motivazione di volersi imbarcare nella vita riprendendo la rotta della propria autorelizzazione!


Dott.ssa Maria Rosa Greco
Psicologo clinico e psicoterapeuta della Gestalt
e-mail: greco.mariarosa@libero.it
tel. 338/7255800



(26/02/2007)