Governi, organizzazioni umanitarie, esperti, scienziati e uomini d’affari continuano a discutere e a confrontare le loro proposte riguardo la nuova strada da seguire alla scadenza del protocollo di Kyoto. Il trattato internazionale è in vigore da qualche anno eppure l’ambiente continua ad essere agonizzante. Una situazione, questa, imputabile sia all’insufficienza delle misure previste dal protocollo sia alla mancata attuazione di tali misure da parte di alcuni fra gli stati firmatari.
L’11 Dicembre il protocollo di Kyoto compirà 10 anni (sebbene in vigore soltanto da due) e adesso, a Bali, si tirano le somme: chi ha rispettato gli accordi?
Dall’isola indonesiana arrivano le pagelle…
Promossa a pieni voti la Svezia, paese meno inquinante al mondo e più attento alla salvaguardia dell’ambiente. Anche Germania, Islanda, Messico ed India ricevono un giudizio complessivamente positivo.
Bocciati per cattiva condotta sono, al contrario, Stati Uniti, Canada e Australia, primi tre paesi per emissioni di CO2. Una nota di merito va comunque assegnata all’Australia che, seppur in extremis, ha aderito al protocollo.
D’altra parte Watson, delegato a Bali del governo americano, dichiara che l’amministrazione statunitense non intende rivedere la propria posizione e continua ad essere contraria all’obbligatorietà dei tagli di emissione di gas CO2. Tuttavia, in questi giorni, la Commissione Ambiente e Lavori Pubblici del senato statunitense ha approvato un documento che prevede l’impegno degli Stati Uniti ad un taglio di emissioni pari al 70% entro il 2050. “Un segnale incoraggiante” è questo secondo Yvo de Boer, segretario esecutivo del summit, anche se Watson, irremovibile, non tarda a far sapere che il voto del senato non costituisce un’approvazione.
All’Italia spettano poi forti bacchettate: il nostro paese, al quarantunesimo posto per emissioni di CO2, deve impegnarsi di più e con questo tutti gli altri considerato che “ancora nessuno si è messo davvero sulla strada giusta per limitare gli effetti del riscaldamento globale”, afferma Mattias Duwe del Climate Action Network Europe.
Questa la situazione delineata dalla ricerca “2008 Climate Change Performance Index”, promossa da Germanwatch e Can-Europe. L’indagine, finanziata dal Governo federale tedesco, ha tenuto conto di tre parametri: i livelli di emissione di CO2, il trend di emissione e le politiche climatiche.
Al di là delle singole responsabilità quella che emerge dal summit di Bali è una situazione di grave malessere del pianeta che deve essere affrontata con la massima serietà al fine di evitare un collasso ambientale avvertito da molti come imminente.
Una particolare preoccupazione è espressa dalle isole che chiedono alle nazioni più ricche un drastico taglio di emissioni di CO2. I rappresentanti a Bali degli stati isolani temono infatti la scomparsa delle proprie terre minacciate dai cambiamenti climatici responsabili di violente tempeste e dell’innalzamento del livello dei mari.
Nella lotta contro le pericolose conseguenze della concentrazione di gas serra un alleato fondamentale è rappresentato dalle foreste, la cui salvaguardia è uno degli argomenti più discussi al vertice sul clima. Gli alberi consumano anidride carbonica ed è quindi fondamentale tutelarli, proteggendo le aree verdi esistenti e creandone di nuove. Foreste millenarie vengono, ormai da troppo tempo, devastate per ricavare legname e a ciò si aggiungono gli incendi che resteranno uno dei più amari ricordi dell’anno che sta per concludersi: Italia, Grecia e California i paesi più colpiti dalle fiamme.
Non si può più aspettare e per questo Al Gore, premio nobel per la pace lancia un appello ai partecipanti alla conferenza affinché anticipino di due anni, al 2010, la stesura di un nuovo trattato post-Kyoto (prevista per il 2012). Il mondo, secondo l’ex vicepresidente statunitense, non può attendere ancora quattro anni prima di vedere applicato un protocollo più rigido.
Un appello, questo di Al Gore, in sintonia con scienziati e climatologi di tutto il pianeta che chiedono azioni immediate contro il riscaldamento globale e invitano i governi a dimezzare le emissioni di CO2 entro il 2050.
Riusciranno i "nostri eroi" dell’isola indonesiana a salvare il pianeta? Staremo a vedere… Intanto sono stati tutti invitati a liberarsi di cravatte e scomodi abiti formali al fine di limitare il condizionamento dell’aria nei locali dove si svolge il vertice e hanno a loro disposizione 200 biciclette. Questi piccoli accorgimenti non basteranno a salvare il mondo però, senza dubbio, rappresentano dei semplici ma preziosi consigli per ogni cittadino.
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