Finalmente piove. Finalmente! pensano i rospi, le salamandre… e le mie piante. Difficile sentirlo dire dagli uomini di città. A me invece questa pioggia piace. In parte per amore verso le piante, in parte perché quando piove il lavoro di giardiniere si fa più soave e ozioso. Si va in vivaio, si sta in casa a terminare i progetti o, nel mio caso, si scrive per l’amato Orto botanico.
Dunque piove, fuori dalla finestra il cielo bianco, uniforme, scarica incessantemente pioggia fitta. Tipico tempo di fine novembre, come è lontana l’estate: oggi arrivo perfino a rimpiangere il terribile caldo appiccicoso del luglio milanese. Ma questo per me è normale, parte della mia natura distorta: in estate mi manca l’inverno, e in inverno l’estate. Mah. Il fatto è che ciò che non c’è è sempre di una bellezza impagabile: il passato, la stagione in cui non sei… e migliaia d’altre cose. Per alimentare questo stato d’animo malinconico non proprio simpatico ieri mi sono per caso imbattuto in una pianta che amavo molto ma che non vedevo da tanto, tanto tempo.
Un vecchio amico che incontravo solo in Inghilterra. L’ho visto per la prima volta a Londra, nel quartiere degli avvocati. Era dicembre, io ciondolavo senza meta per la bella città, e nonostante stormi di giuristi girassero in maniche di camicia faceva un freddo belluino. Quando d’improvviso, in mezzo a una piazza, mi si para davanti un albero che sembrava un prunus… ma con qualcosina di diverso: era completamente fiorito! Bellissimo! Chiamatemi pure ignorante ma ai tempi non sapevo esistessero Prunus con una fioritura simile in inverno.
Più tardi quello stesso giorno, sulla mia fedele Encyclopedia of garden plants di Lance Hattatt ho anche scoperto come si chiamava, il suo nome per intero era Prunus subhirtella “Autmnalis rosea”. Nei mesi seguenti l’ho rivisto spesso (ormai c’avevo fatto l’occhio e lo riconoscevo anche da lontano), invece, una volta tornato in Italia, non mi è mai più capitato di incontrarlo. E devo ammettere che in questi anni mi è mancato molto questo amichetto inglese! Fino a ieri.
Giorno freddo ieri, molto simile a quel lontano dicembre a Londra, quando passeggiavo in mezzo ai prunus e agli avvocati in tenuta stile Copocabana, quei giorni così assolutamente invernali da farti persino dubitare che la primavera sia mai esistita. Stavo passando in moto in Via Vittorio Veneto, quando ho visto oltre le rotaie del tram, proprio sotto i bastioni, tre alberelli festosamente fioriti. “Non ci credo! Sono loro!” ho pensato, e in effetti si trattava proprio di tre magnifici subhirtella. Incredibile! Bellissimi!
Chissà chi è stato il geniale uomo che li ha piantati! Voglio conoscerlo per complimentarmi! E’ incredibile come basta un albero fiorito per riconciliare con la città. Si dimentica il grigio, il buio, la pioggia e la nebbia, si dimentica il traffico, la frenesia, il lavoro. Bastano questi fiori per sentire che la primavera, le rondini e il cielo blu esistono ancora, nascosti, un po’ lontani forse, ma presenti. Almeno dentro di noi.
E’ un vero peccato che sia così raro incontrare il subhirtella. Non c’è motivo per non utilizzarli nei giardini e nei parchi… a parte il fatto che chi dovrebbe adoperarli vive bea/otamente ignaro della loro esistenza. Altra ragione del loro scarso impiego è che un immaginario architetto che li mettesse nel suo progetto farebbe una dannata fatica a procurarseli, e si sa gli architetti del paesaggio italiani non brillano per fantasia ed intraprendenza.
L’inverno scorso me ne sono fatto spedire uno dall’Olanda: è arrivato in uno stato pietoso poveretto (sospetto che lui e l’imballo in cui era avvolta siano stati usati dai corrieri come mazza da baseball). Adesso è vivo e sta bene, ma il trauma che gli è toccato in sorte ne ha inibito la fioritura. Speriamo solo per quest’anno. Non vedo l’ora di vedere dalla finestra il mio amico inglese, compagno allegro di tanti inverni fa.
PS chi volesse ammirare i Prunus di via Vittorio Veneto sappia che ha ancora qualche giorno per apprezzarne la fioritura, arrivando da Piazza Oberdan, sono dopo una cinquantina di metri, all’altezza di un bar che si chiama Frank (!), oltre le rotaie del tram. Accorrete numerosi!
|
|