Ebbene sì, da tre giorni sono ufficialmente una vecchia zitella. Una firma sulla richiesta di separazione ed eccomi qui, neozitella trentasettenne con bimbo a carico. Per rappresentare degnamente la categoria mi impegno ad inacidire in tempi brevissimi, anzi penso di essere già sulla buona strada. Prima di scrivere questo articolo ad esempio ho ingurgitato un disgustoso yogurt bianco 0,1% di grassi non zuccherato, tanto per accelerare il processo. A semplificarmi il lavoro contribuisce di molto la realtà cittadina, popolata da una folla di personaggi che sembrano creati con il preciso scopo di stimolare il lato peggiore che è in ognuno di noi, per dirla con l’uomo ragno III, il nostro lato oscuro.
Ecco infatti la hit parade del delirio metropolitano:
1)quelli che suonano il clacson la domenica mattina: allora io mi chiedo, ma dove devi andare di corsa alle 9 di mattina di domenica, quando le strade sono deserte e ti piazzi proprio dietro la mia macchina strombazzando perchè non scatto nel preciso nanosecondo in cui il semaforo diventa verde o perchè non tengo esattamente la velocità di Schumacher? Più che un’ipotesi avrei un consiglio per la tua destinazione, ma dato che sono troppo beneducata lo lascio all’intuizione del lettore;
2)i velocisti della metro: il momento dell’apertura delle porte nella metropolitana mi ricorda il primo giorno di scuola, quando si stava pronti allo scatto per accaparrarsi gli ultimi banchi, lasciando ai meno agguerriti i primi posti, dove si cuoceva a fuoco lento sotto gli occhi dei prof. Nella metro prima dell’apertura dei varchi si sta tutti così, belli assiepati e pronti a lanciarsi nella corsa verso i pochi sedili liberi. Ma anche qui c’è chi fa il gioco scorretto, spintona e parte a testa bassa con la stessa furia di un giocatore di footbool americano diretto alla meta, e in effetti la raggiunge, seminando un certo numero di morti e feriti al suo passaggio;
3)le signore “devo fare solo un certificato”: per la maggior parte infatti sono donne. Entrano nella sala d’aspetto del medico di base, dove l’attesa media per essere visitati è di almeno due ore, ma non si siedono: si dirigono spedite verso la porta e restano in piedi lì davanti, in pole position, annunciando a tutti gli astanti la fatidica frase: “Devo fare solo un certificato”; quindi si precipitano nello studio non appena la porta si apre e lì restano per almeno un’ora, uscendo poi felici e soddisfatte, mentre i “pazienti” reprimono il subitaneo e collettivo istinto verso la lapidazione;
4)gli esauriti del piano di sotto: la mia solidarità a tutti quelli che convivono con i famosi “esauriti del piano di sotto”. Premesso che in casa circolo solo in pantofole, non guardo la televisione e non mi trattengo mai a lungo, salvo che per dormire, mi sembra tuttavia esagerato far togliere le scarpe ai miei ospiti per non urtare i sensibili nervi del prete che abita nell’appartamento sotto il mio: eppure a quanto pare lui pretenderebbe questo, dato che, ogni volta che un estraneo/a entra in casa, immediatamente suona il citofono e parte la protesta. Quando poi mi ha ordinato di impedire a mio figlio di un anno e mezzo di correre per casa gli ho gentilmente consigliato di ritirarsi nella quiete di un monastero, preferibilmente di clausura, e smettere di fracassarmi le balls, ma non l’ha presa molto bene;
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5)quelle che ti “zottano” il vestito che stavi per comprare: anche questa è una specialità femminile. Tu sei lì che contempli l’abito dei tuoi sogni, ultimo capo rimasto nel negozio, e mentre allunghi la mano senti il classico suono emesso dal braccio più veloce del west: “Zot!”, e di fronte a te non c’è che una stampella vuota. Clint Eastwood e John Wayne al loro confronto sono dei dilettanti;
6)quelli che ti scavalcano per “bedgiare” a tutta velocità: non credo di essere proprio un bradipo, tuttavia quella manciata di secondi in cui estraggo il badge aziendale per timbrare l’ingresso risulta insopportabile a molti. Non ho ancora infilato la mano nella borsa che già un paio di colleghi mi hanno scavalcata per bedgiare a tutta velocità: ma perchè hanno tanta fretta di cominciare a lavorare?
7)quelli che inchiodano per lasciarti attraversare sulle strisce: non ho ancora capito se sono dei sadici che godono nel farti rischiare l’infarto mentre vedi il loro parafango anteriore praticamente incollato alla tuo polpaccio o se solo all’ultimo resistono alla tentazione di arrotarti per evitare la frenata e arrivare un minuto prima a destinazione;
8)quelli che ti insultano perchè sei arrivato con tre minuti di ritardo al cine: sembra che il leggero spostamento delle ginocchia al quale li costringe il tuo passaggio sia per loro intollerabile, o forse lo è la perdita di circa due fotogrammi del film. Ma insomma, è sabato, siete al cinema, rilassatevi!
9)le vecchine che ti passano avanti al mercato: la cosa paradossale è che in tutto il resto della giornata probabilmente non hanno niente da fare, ma per loro passarti avanti mentre fai la spesa è una questione di principio e l’abilità con cui riescono nell’intento è direttamente proporzionale agli anni di esercizio: inutile ribellarsi, è una battaglia persa in partenza;
10)quelli che se la prendono con i bambini: non sto parlando di bambini veramente maleducati o teppisti in miniatura, ma di semplici, innocenti, allegri, simpatici bambini. Quelli che li riprendono e brontolano accigliati vedendoli giocare devono farci rabbia o solo pena?
La reattività personale a questo tipo di sgradevoli comportamenti cresce quanto più è elevato il proprio livello di acidità al momento in cui si manifestano: quanto più nelle nostre vene scorre sangue misto a succo di limone acerbo, tanto più saremo pronti a rendere pan per focaccia al malcapitato nevrotico di turno.
Ad esempio il mio PH passa allo stato acido puro quando, lungo il marciapiede della via dove abito, tappezzato da motorini e moto parcheggiate, un motociclista monta in sella e sgasa a tutto spiano ad altezza apparato respiratorio di mio figlio. A quel punto l’istinto di neo vecchia zitella acida prende il sopravvento e rivolgo al disgraziato ogni sorta di contumelie; dato poi che posseggo un fantastico ombrello con testina d’oca al posto del manico – sfortunatamente non ancora in osso o argento, posso migliorare – solo la buona sorte ha evitato agli incauti centauri di essere colpiti ripetutamente con il suddetto oggetto, secondo lo stereotipo classico, dato che gli incresciosi episodi non sono finora accaduti in giorni di pioggia.
Eccomi dunque ben avviata nella gloriosa carriera di zitella attempata e non è da escludere che ben presto possa anch’io cimentarmi in significative esplosioni di isterismo metropolitano. Senza contare le simpatiche prospettive per il pensionamento: volete mettere il divertimento che si prova a fare lo sgambetto ai passanti con il bastone mentre si chiacchiera amenamente al parco pubblico?
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