La puntata di ‘W l’Italia in diretta’, in onda martedì 11 settembre su Raitre, era dedicata alla politica. Si intitolava, appunto, ‘per la politica’. Dopo il giorno che Grillo dedicava, assieme a migliaia di altri italiani, al ‘vaffa-day’, e lo scandaloso successo del libro ‘La casta’, si sentiva l’esigenza di fare il punto della situazione.
I telegiornali hanno messo in atto un blando ma astuto tentativo di ridimensionare l’eco del fenomeno-Grillo accoppiandolo in qualche modo al movimento ‘girotondino’, che appena qualche anno fa sembrava aver ridato ossigeno, linfa e speranza agli amanti della politica fatta dalla gente per la gente. Il suggerimento insito in questa associazione era, forse, che proprio come a un certo punto si è smesso di parlare dei girotondi allo stesso modo si sarebbe smesso di parlare del comico genovese e dei suoi sostenitori: con un po’ di pazienza e lasciando che il tempo compia il suo giro nessuno si ricorderà della cosa. In fondo gli italiani dimenticano in fretta, archiviano per stanchezza anche le pratiche più urgenti, rimuovono per abitudine al peggio: si consolano guardando soap-opera, reality e programmi strappacuore. Perché preoccuparsi?
La puntata di Iacona, condotta con stile alto, di competenza e senza personalismi che ne inquinino la credibilità, tentava di capire che posto possa oggi occupare la politica nella vita reale, concreta, spesso terribile degli italiani: se essa sia ancora un’attività di servizio per gli elettori o sia del tutto staccata dalla propria origine e miope rispetto allo scopo. Se, uscita dalle mani dei suoi creatori e sfuggita al controllo, sia diventata un mostro in grado di fagocitare i propri uomini migliori e diventare più forte con l’appoggio dei peggiori. Presente in ‘piazza’ (la cavea del ‘Parco della Musica, a Roma) il Presidente della Camera, Fausto Bertinotti, più molti testimoni che di quest’Italia vivono tutti gli svantaggi: giovani precari, uomini del meridione, primipare attempate.
Superato il momento di imbarazzo rispetto alle domande sui costi della politica e dei politici, il Presidente della Camera ha partecipato con accesa passione ai propri ragionamenti… Il giornalista e conduttore Iacona lo ha capito e ha schivato l’angolo in cui sarebbe finito cedendo al fascino dell’abbronzato interlocutore. La sensazione è che, mentre l’ospite non fosse il portavoce di nessuno di noi –inclusi i moltissimi che lo hanno votato per anni- il padrone di casa portasse lì, al centro della scena, tutti i nostri gridi d’aiuto, i nostri disagi, le ingiustizie che quotidianamente subiamo, la ribellione al male, la non rassegnazione a un mondo così, come ce lo hanno consegnato. Cosa ce ne importa, insomma, delle giustificazioni che non tengono più, delle spiegazioni che non migliorano lo stato delle cose (o dell’arte, come usa dire negli ultimi tempi)? I nostri contributi economici alla vita dello Stato sono stati mal amministrati per anni? Molti occhi si sono chiusi su corruzioni di vario tipo a vari livelli? Non si capisce perché dovremmo subirne le conseguenze ancora, oltre. Chiedano scusa e cerchino il rimedio, che c’è.
A portata di mano, come sempre, a volerlo trovare. Che triste constatazione quella della distanza che separa la vita nostra da quella di chi ci rappresenta, e che nulla sa -perché ne è ormai lontanissimo- del doversi accontentare di poco perché la prospettiva è niente!
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Magnifica solo la risposta del Presidente Bertinotti all’irriconoscibile direttore del ‘Sole 24 ore’, Ferruccio de Bortoli, che continuava a sostenere ottusamente come tutte le aziende investano e offrano posti a tempo indeterminato ai giovani purchè meritevoli. Ecco, a quel punto, quando la piazza stava per alzarsi e andare via, il nostro Fausto ha suggerito che il guaio della politica –negli ultimi vent’anni almeno- sia stato proprio farsi prona alle tesi dell’economia, deporre le visioni di un futuro alternativo e ‘svendere’ il destino dei suoi cittadini alle leggi sempre inumane e ‘interessate’ del sistema capitalista. Non solo qualcosa di sinistra, ma di sensato.
Iacona, che il Signore ce lo conservi, cammina mentre pensa, si muove un po’ goffo tra le telecamere, la redazione a vista, il pubblico, gli ospiti in collegamento; e fa il suo lavoro come vorremo che lo facessero in molti. Non rappresenta se stesso, uno smisurato ‘io’, la propria storia. Agisce come se credesse che tutti i telespettatori siano lì insieme a lui, al posto suo, per capire meglio, informarsi e mostrare di cosa c’è bisogno. Avendo il coraggio di far alzare la mano ai suoi collaboratori, anche loro precari da anni in un’azienda pubblica.
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