AMARE O ESSERE AMATI. COSA SCEGLIERESTE?
L’amore reciproco è tanto meraviglioso quanto raro e nella vita capita forse una o due volte. Più frequente è l’amore unilaterale, quando amiamo non corrisposti o quando noi stessi diveniamo freddi oggetti dell’amore altrui. Ma è meglio amare o essere amati? Andiamo alla scoperta delle emozioni che queste condizioni suscitano in noi.
di Laura Bonaventura
Di amore si parla continuamente e con questa parola si definisce un’innumerevole varietà di rapporti, eppure tutti sappiamo che l’amore vero, quello che in un attimo trasforma la nostra vita dipingendola di rosa, è una rarità.

Quante volte nel corso dell’esistenza incontriamo qualcuno capace di farci innamorare sul serio e che ci ami a sua volta allo stesso modo? Nella gran parte dei casi una, se si è molto fortunati due, se proprio siamo stati baciati dalla sorte tre volte. Mentre le infatuazioni anche importanti, le attrazioni fatali, le simpatie amorose possono essere davvero innumerevoli.

Per innamorarci, è stato evidenziato da sociologi e psicologi, dobbiamo essere arrivati ad un punto in cui abbiamo bisogno di una svolta radicale, in quanto l’esistenza che conduciamo non ci soddisfa più in nessun modo e siamo pronti a rimettere tutto in gioco.

Proprio nel momento in cui ci trasciniamo in questa routine quotidiana e ci sembra che nulla cambierà mai fino alla fine dei nostri giorni, deve capitare sul nostro cammino una persona che si trovi nel nostro identico stato d’animo e che, per molti aspetti, riesca sintonizzarsi sulla nostra lunghezza d’onda. Solo così può scattare la scintilla che dà il via all’innamoramento reciproco.

Quando ciò accade, ecco che l’oggetto del nostro amore ci appare come un essere perfetto, quasi divino, ricettacolo di ogni pregio e virtù, bello più di ogni altro e infinitamente amabile; ci accorgiamo all’improvviso di quanto sia meraviglioso il mondo e incredibilmente simpatico il genere umano; il lavoro più noioso diviene fonte di incredibili gratificazioni; il futuro si apre davanti a noi come una via luminosa e cosparsa di petali di fiori; tutto ci sembra possibile; non ci fa più paura nemmeno la morte, perché la vita ha acquistato un senso così profondo che, anche dovendola lasciare, saremmo certi di non aver vissuto invano. E la cosa più meravigliosa è che i sentimenti e le sensazioni dell’altro sono in tutto speculari alle nostre.

L’amore fa vivere gli innamorati in una perpetua estasi, li fa sentire perfettamente felici e li fa credere (almeno la prima volta che accade) che tale beatitudine li accompagnerà per il resto dell’esistenza. Forse è proprio per questo che quando – in genere due o tre anni dopo – lo stato di esaltazione viene meno e, quasi sempre dopo lunghissimi strascichi, la storia finisce, il colpo è così forte che la maggior parte delle persone tenterà in seguito con ogni mezzo di evitare un così profondo e totale abbandono e affidamento di sé ad un altro essere umano.

Quante sono le probabilità che un tale innamoramento reciproco abbia luogo? Più o meno quanto una vincita al superenalotto…E forse chi ha avuto la fortuna di vivere quest’esperienza deve ritenersi davvero benedetto dalla sorte, perché a molti un amore simile non capita mai nella vita.


Assai più frequenti sono gli amori unilaterali, che esplodono quando conosciamo qualcuno che all’improvviso suscita in noi sentimenti ed emozioni dimenticate da tanti anni: ammirazione, simpatia, desiderio struggente e feroce al tempo stesso; eppure non veniamo ricambiati, o al nostro amore si contrappone un sentimento assai più tiepido o una semplice attrazione fisica. A volte la persona che amiamo non si accorge nemmeno del nostro amore e noi, consapevoli dell’impossibilità di essere amati a nostra volta, preferiamo restare nell’ombra, coltivare l’amore nel segreto del nostro cuore.

Oppure l’amore unilaterale è diretto nei nostri confronti e noi, stupefatti e commossi al tempo stesso, assistiamo a quello che Paolo Conte definisce “lo spettacolo d’arte varia di uno innamorato di te”. Di fronte a tanto amore che manifesta nei modi più diversi, instancabile, indifferente ad ogni sconfitta, quasi alimentato dal rifiuto, che lo spinge ad alzare il tiro, ad offrire sempre qualcosa di più nel tentativo di conquistare il nostro amore, spesso ci sentiamo tristi e impotenti, perché davvero desidereremmo poter ricambiare tale sentimento, per sentirci anche noi felici e innamorati, e invece nel profondo di noi stessi restiamo freddi e inerti.

“Al cuore non si comanda” dicevano le nostre nonne, ed è vero non solo per l’impossibilità di smettere di amare con un semplice sforzo di volontà, ma anche per la speculare impossibilità di imporsi l’amore attraverso il ragionamento. Così, anche di fronte a persone che avrebbero tutte le qualità e le caratteristiche per renderci felici qualcosa dentro di noi ci costringe a dire: “Mi dispiace, io non ti amo” e continuare a sperare di incontrare in futuro un’oasi nel deserto della nostra anima.

Entrambe le forme di amore unilaterale comportano una certa dose di sofferenza, causata dal desiderio inappagato dell’altro nel primo caso, dalla sensazione di impotenza e di freddezza di fronte all’amore altrui nel secondo. Eppure, potendo scegliere, personalmente preferirei essere io ad amare invano piuttosto che il contrario, perché l’amore, anche se non corrisposto, ci fa comunque sentire vivi, ci fa sperare, sognare, ci fa desiderare di essere migliori di quello che siamo.

Se non lasciamo che la mancanza di reciprocità ci convinca di essere sbagliati, ma restiamo fermi nella consapevolezza del nostro valore, nell’orgoglio verso noi stessi, nella coscienza che il non-amore dell’altro non dipende realmente da noi, ma semplicemente dal destino, allora riusciamo a indirizzare l’immensa forza dell’amore che ci anima verso obiettivi positivi.

Il nostro amore non si spegnerà con la volontà, ma la rivoluzione che ha messo in moto dentro di noi ci rende incredibilmente vivi, desiderosi di agire. Perché l’amore, anche se non ricambiato, svolge lo stesso la sua funzione di rinnovamento e ci porta a cambiare la nostra vita, a darci da fare per raggiungere mete importanti per noi, e non per dimostrare qualcosa all’altro (in verità nulla si può fare per indurre qualcuno ad amare), ma perché la forza vitale che l’oggetto del nostro amore ha incendiato in noi ha una potenza esplosiva e di certo ci porterà molto lontano.

E voi cosa scegliereste, amare o essere amati?


(28/08/2007)