Vale ancora la pena di spendere, di essere preziose e puntare alla provocazione di lusso per quel magico momento in cui ci si spoglia. Sembra questo il messaggio proveniente dall'intimo e dalla lingerie. Il vero protagonista di questa rivoluzione dell’abbigliamento intimo è il corsetto, da portare come pezzo unico oppure sopra bluse o maglie. i segnali parlano chiaro, a partire dalla moda.
Sulle passerelle prima e sulle strade poi, è tutto un brulicare di abiti con incorporati corsetti, lacci, ganci, bustier con stecche di balena che regalano l'effetto di un giro vita da vespa e di un décolleté esplosivo, vestiti castigati e colli alti. Oppure camicie bianche con il merletto ricamato che gira intorno al collo o con maniche a sbuffo stile Oscar Wilde. Sono questi i protagonisti dell'ultima passione per la moda austera e al tempo stesso peccaminosa dell'Ottocento inglese. Una febbre contagiosa che ha toccato prima gli americani, ma che ora - assicurano gli esperti di costume - sta mietendo vittime anche nel nostro Paese.
Una tendenza che sta esercitando un notevole fascino soprattutto sui newyorkesi. Presi singolarmente non sono capi nuovi per i fashion victim, già da qualche anno avvezzi a questi feticci a profusione nei defilé degli stiliti più innovativi : Jean Paul Gaultier e Vivienne Westwood in testa. Ma questa volta è diverso. Il revival del corsetto ha colpito anche le maison italiane più amate del momento, come Roberto Cavalli. L'unico indumento che è impossibile allacciarsi da sole diventa il capo cult per lo stilista fiorentino, che in una sfilata ha presentato abiti che alludono allo stile bordello vittoriano di lusso. Risultato? In questo periodo i suoi vestiti in America vanno letteralmente a ruba. Anche Gucci e Dolce&Gabbana e Prada già dallo scorso anno si sono fatti sedurre dalla stessa mania.
Vestiti rigorosi, mantelline, e poi ancora stivaletti stringati come ai tempi della regina Vittoria.
Mai come nel caso dell'intimo si assiste a un vero e proprio "Vittorianesimo". Ma è comprensibile, perché è proprio lì che si trovano gli accenni più forti a quello stile che proprio in quei capi di biancheria affonda le sue radici. E il bello è proprio poterli esibire anche oggi, come allora, a sorpresa, sotto castissimi tailleurini. Le linee di lingerie più vendute, da Cavalli a La Perla, hanno portato in passerella sensuali bustier abbinati a grintosi reggicalze e guêpière di tulle e di pizzo. Chissà la regina Vittoria cosa direbbe oggi davanti a tanta carnalità esibita senza neppure i falsi pudori del suo tempo...
Il corsetto, di gran tendenza tra le dame dell’Ottocento, ha tra i suoi punti di forza quello di assottigliare la vita delle donne e di renderle sexy e provocanti con semplicità. Il capo è stato ovviamente rivisitato seguendo stili e tendenze di oggi, senza dimenticare però i capisaldi di questo capo di abbigliamento senza tempo.
Diventa veramente trendy se arricchito da pizzi, da veli per creare l’effetto “vedo-non-vedo”, fiocchi e perline. E chi disdegnerebbe una cintura di raso in tinta a sottolineare di più la figura femminile? Il nero è il colore must di stagione per questo particolare capo di abbigliamento, ideale se utilizzate un look molto elegante, ma non disdegna neanche una sua apparizione su uno stile più casual.
Strumento di potere seduttivo, struttura meccanica ideata per alterare le forme naturali del corpo, il corsetto vanta una storia lunghissima e affascinante, che inizia nel tardomedioevo e continua oggi, regalando all'immagine femminile nuova bellezza, eterna vanità.
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Nell'universo "Haute Couture" il corsetto brilla ancora come una star.
Per realizzare bustiers impeccabili, celebri maison del calibro di Ungaro, Dior, Givenchy, Lapidus, Gaultier si affidano all'esperienza di Hubert Barrere, attualmente il più famoso creatore di corsetti.
Ironia, trasgressione e feticcio: il corsetto per alcune griffe diventa un emblema, al di là delle tendenze di moda. Ispirazione settecentesca per i bustier di Vivienne Westwood. Stravagante e inconfondibile il bustino-armatura di Jean Paul Gaultier. Indimenticabili i corsetti polimaterici di Thierry Mugler: vere e proprie sculture sartoriali.
Non esiste un solo tipo di corsetto. I modelli più noti che nel tempo si sono rubati la scena sono due. Quello tardobarocco e rococò (dalla fine del Seicento in poi): più concentrato sul seno, che tende a spingere in su a mo' di push up, spostando la vita verso il basso. E quello vittoriano (stile Ottocento): tutto concentrato sul punto vita, che sale e si strizza come una vespa.
Insomma, chi pensava che il corsetto fosse obsoleto, da bandire dal guardaroba delle donne moderne si è dovuto ricredere. Ammiccanti modelle ancheggiano sulle passerelle (co)strette in asfissianti e sensualissimi corsetti; pizzi, merletti e trasparenze che risaltano le curve, stringendo lì dove serve e facendo straripare l’abbondanza delle grazie femminili.
Seguendo i corsi e i ricorsi storici, dagli anni ’80 è rinata una moda che, dopo la liberazione femminile degli anni ’60-’70, si credeva abbandonata nei bauli delle nostre nonne: la moda del corsetto. Uno strumento di seduzione per le donne di oggi, una ‘tortura’ necessaria per le nostre antenate. La sua storia inizia nel lontano Cinquecento, ma è nell’Ottocento che assume forme e utilizzi portati all’estremo. Si era da poco conclusa l’età napoleonica, quella sorta dalle ceneri della Rivoluzione Francese: la donna si era emancipata e, anche in quel caso si era riuscita a liberare da fastidiose costrizioni e odiosi gioghi sociali. La moda imponeva la vita alta, cosiddetta stile impero, che eliminava bustier e lacci di ogni tipo, facendo finalmente respirare il ventre femminile. Ma la liberazione ebbe vita relativamente breve: il crollo dell’Impero Napoleonico e la Restaurazione, riportarono rapidamente in auge vecchie tradizioni: e, ovviamente, la moda non poteva che risentirne. Con un colpo di spugna vennero cancellate le conquiste di emancipazione, e la donna si vide di nuovo relegata nella veste di angelo del focolare; quella veste che ora imponeva un ritorno all’uso dell’amato/odiato corsetto, tornato ad essere simbolo di subordinazione e fragilità del gentil sesso.
Il “vitino di vespa” era il nuovo diktat della moda. E per raggiungere l’obiettivo ed essere considerate à la page, si era disposte a sopportare qualunque sacrificio! Fin dagli otto-nove anni, la fanciulla ottocentesca veniva sottoposta a torture che modellavano il suo corpo secondo i nuovi canoni romantici, che la volevano fragile, eterea, e con la vita strettissima: un manuale dell’epoca suggeriva alle madri di far stendere le figlie sul pavimento a pancia in giù, e di poggiare il piede sulla spina dorsale per stringere a sufficienza i lacci del busto…
Il busto, così stretto, provocava pallore, difficoltà respiratorie, danni permanenti agli organi interni, aborti, emicranie, e rendeva difficili anche i movimenti più semplici. Erano frequenti gli svenimenti e, nei casi più gravi, le morti per asfissia. La circonferenza della vita doveva essere esageratamente stretta, in contrapposizione alle enormi crinoline (arrivavano fino a 7 metri di larghezza) che ingabbiavano il resto della figura dalla vita in giù. Una serie di espedienti creati per rinchiudere il corpo in eleganti gabbie fatte di stecche di balena, ferro, stringhe e lacci. La situazione inizierà a migliorare agli inizi del Novecento, con il ritorno della vita alta: ma è soprattutto in seguito ad un altro evento storico, la Prima Guerra Mondiale, che le esigenze di praticità e gli sconvolgimenti sociali daranno un taglio netto col passato: le gonne si accorciano e sparisce il corpetto.
Indumento che ritorna negli anni ’50 con la moda delle pin up – chi non ricorda la silhouette di Sofia Loren - e poi, ancora, negli opulenti e vistosi anni ’80, ma con significati differenti da quelli che lo avevano sempre contraddistinto.
L’iniziatrice della nuova tendenza fu la regina del pop Madonna, che esordì nel suo Blond Ambition Tour del 1990 fasciata in un provocante e kitsch bustier di Jean Paul Gaultier, dalle leggendarie coppe rigide a forma di cono. Il corsetto usciva fuori dai vestiti, trasformandosi da protagonista principale della lingerie a vero e proprio capo di vestiario, da esibire e abbinare.
Da allora è stato reinterpretato, a dispetto della sua stessa origine, è indossato come un simbolo della liberazione femminile, di una donna capace di indossare un accessorio tradizionalmente associato alla sfera intima, come un capo qualsiasi d’abbigliamento.
E, voi, avete in mente il corsetto da indossare?
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