CI SONO BAMBINI A ZIGZAG
GROSSMAN L' EQUILIBRISTA

DAVID GROSSMAN

Vagabondaggi di un bambino particolare, sulla soglia di un nuovo se stesso.

di Stefano Zoja
Nono è un intraprendente ragazzino israeliano, quasi giunto ai tredici anni. E’ seduto al suo posto su un treno che lo porta verso Haifa, dove riceverà il regalo per il suo “bar-mitzvah”, la festa ebraica per la maggiorità religiosa. Nel suo scompartimento entrano d’improvviso un poliziotto e un detenuto, il secondo ammanettato al primo.

Sono un ladro e un poliziotto strani: l’uno indossa l’uniforme e il cappello a strisce dei carcerati, l’altro un berretto da sbirro sovradimensionato per la sua testa. Sono impassibili e annoiati. Sembrano finti, come il poliziotto e il ladro delle barzellette. Nono fissa il pavimento o guarda fuori dal finestrino, è incuriosito e spaventato insieme. Anche il poliziotto e il detenuto si ignorano, ostentatamente. Di lì a poco cominceranno a bisticciare.

C’è già tutto nella scena d’apertura: realtà e finzione, vita vera e recitazione, guardie e ladri, imprevedibilità e mistero. Tutto quello che potrebbe solleticare Nono, figlio di un investigatore e orfano di una madre di cui conosce solo il dolce nome: Zohara. Ma Gabi, compagna del padre col quale è in crisi, ha organizzato per Nono un incredibile viaggio, che lo costringerà a ricucire molti fili sospesi della sua vita.

Un romanzo per ragazzi, che ha la capacità di parlare a chiunque, forse soprattutto agli adulti che hanno conservato uno sguardo incantato. Senza nemmeno scavare emergono vari livelli di lettura: questo libro è insieme fiaba, romanzo di formazione e romanzo psicologico, almeno. “Ci sono persone rotonde, ci sono bambini a forma di triangolo e ci sono… bambini a zigzag” sta scritto sulla quarta di copertina. Impossibile non ritrovarsi, non vedere già in controluce che questo romanzo parla d’infanzia quanto di temi adulti.

Sul treno Nono viene rapito, anzi, si lascia rapire da Felix, un amabile malvivente settantenne dalla personalità straordinaria. Il più bravo, colui che nessuno ha mai saputo catturare. Nessuno tranne il padre di Nono, una volta, l’unico che sia costato a Felix un lungo soggiorno in carcere. Ma Nono sente di potersi fidare di questo prestigiatore del crimine e della vita, e si lascia guidare in mille esperienze assurde, sregolate e vitali.

Ciò che Nono scopre in questi pochi, incredibili giorni è, inevitabilmente, se stesso. E diverse verità ignote sulla sua famiglia. Ogni cosa è coinvolta: il suo sangue, i suoi rapporti, la personalità che si dilata senza controllo, di ora in ora. Troppe novità tutte assieme, soprattutto viste con lo sguardo di Nono, un bambino normale con un destino speciale, che non è sicuro di saper affrontare.


Nono è qualsiasi bambino: per la sua fantasia, che lo fa essere il più grande investigatore, o torero, o macchinista di treni, per le sue paure, che lo paralizzano quando meno lo vorrebbe, per i suoi affetti così totali e volatili. Non si capisce perché è speciale, ma si avverte che lo è. Forse come tutti, ma in realtà più di tutti, almeno finché guardiamo agli eventi coi suoi occhi, almeno finché, leggendo le sue avventure, tifiamo per lui.

E’ questo il segreto, o meglio, uno dei segreti di questa lettura: i ragazzi li incoraggia a sentirsi speciali, agli adulti ricorda che ciascuno, con o senza la sua fantasia di bambino, è unico. Nono coagula il sentimento universale di essere unici. Ed è straniante ma confortante immedesimarsi in un bambino di dodici anni, molto più che in decine di altri personaggi più adulti e formati della letteratura passata e presente. Loro spesso rappresentano parti di noi, magari parti importanti, ma Nono è la nostra interezza infantile, le possibilità di “essere” che abbiamo dimenticato oppure realizzato.

Una punta di occasionale sdolcinatezza che non disturba gli adulti e una profondità psicologica che non disarmerà certo i ragazzi, ed ecco dispiegarsi l’equilibrismo di Grossman. Il gioco di uno scrittore pacifista ed ecumenico che, in zona di conflitto permanente, ha imparato a comprendere gli animi e le ragioni di tutti, inclusi i bambini.


(28/06/2007)