Sparse lungo tutto il continente asiatico esistono, soprattutto in Cina, Corea e Vietnam, molte fattorie dove vengono praticate delle vere e proprie torture sugli orsi. In questi luoghi gli orsi vengono allevati e rinchiusi per più di venti anni in gabbie strettissime.
Attraverso un’operazione chirurgica viene loro impiantato un catetere di acciaio perenne, attraverso il quale viene fatta fuoriuscire la bile, bucando la cistifellea. Questa operazione viene praticata generalmente una o due volte al giorno, procurando nell’animale dolori impensabili e spesso anche la morte, che sopravviene per peritonite o per semplice infezione. Questi mammiferi sono tenuti come dei veri e propri serbatoi. Privati della loro libertà e dignità,non hanno la possibilità di cambiare posizione, di correre, giocare, vedere la luce del sole, insomma di vivere veramente.
Ma perché esistono tante fattorie della bile? E perché il suo commercio è ancor’oggi molto sviluppato? E ancora, come mai proprio la bile degli orsi?
Iniziato più di 3000 anni fa, il commercio della bile è sempre stato molto redditizio in Asia, dove la Medicina Tradizionale Cinese è molto diffusa. Questa sostanza organica, infatti, viene utilizzata attraverso i principi della filosofia medica orientale per curare molte malattie, così come molti disturbi.
Considerata antireumatica, antiemorragica, ottima nel trattamento di epatiti croniche del tipo C e addirittura del cancro, la bile d’orso pare essere quella più efficace e più abbondante rispetto a quella di altri animali.
Tuttavia il suo ingrediente attivo, l’acido ursodeoxycholic (UDCA), a detta di tutti i medici Cinesi, pare possa essere prodotto anche sinteticamente, senza l’utilizzo di sostanze animali.
Inoltre, i prodotti a base di bile d’orso possono essere facilmente sostituiti da ben 54 alternative erboristiche, che sono addirittura meno costose, più facilmente disponibili ed altrettanto efficaci. Nonostante queste ottime soluzioni, l’accanimento verso questa pratica terribile è ancora molto forte e sviluppato. Inizialmente gli orsi venivano cacciati, catturati ed una volta uccisi veniva loro estratta la bile.
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Quando questa specie fu portata sull’orlo dell’estinzione, la cattura venne bandita e nacquero così le fattorie, dove gli animali vengono a tutt’oggi tenuti in cattività e fatti accoppiare per poi venir chiusi e utilizzati come prodotti da consumo intensivo. Queste aziende sono quindi legalmente riconosciute, tanto da dover necessitare di un’approvazione da parte del governo locale.
Nate inizialmente come metodo alternativo per salvaguardare gli orsi allo stato brado, questi lager veri e propri sono moltiplicati a vista d’occhio. Solo in Cina, alla fine degli anni ’90, c’erano più di 400 allevamenti, contenenti più di 10.000 orsi.
Ma qualcosa si stà finalmente muovendo. Una giovane donna inglese, Jill Robinson, ha infatti fondato in Cina il primo rifugio, il Moon Bear Rescue Centre, vicino Seichuan, per la riabilitazione e la tutela degli orsi salvati dalle fattorie della bile. Attraverso la sua associazione, l’Animal Asia Foundation, Jill con il suo team di collaboratori, che va visibilmente aumentando, non lavora solo sul campo, ma lotta anche a livello amministrativo, cercando di sensibilizzare i locali e di trovare accordi con lo Stato.
Una svolta importante si è già avuta nel Luglio 2000, quando Animal Asia ha firmato un accordo con l’Associazione Cinese per la Tutela della Natura, una divisione dell’Amministrazione Forestale Statale, per liberare 500 orsi, costruire nuovi centri di salvataggio, ridurre il numero di allevamenti e promuovere le alternative erboristiche e sintetiche.
Inoltre, dall'ottobre del 2000 ben 40 fattorie sono state chiuse dal Governo e oltre 184 orsi sono stati curati e vivono ora felici nel centro di salvataggio. Purtroppo gli orsi non possono più essere liberati nella natura selvatica, molti di loro sono difatti indifesi, scioccati o mutilati. Cresciuti in cattività o catturati da piccoli, non posseggono le difese necessarie per sopravvivere. La loro riabilitazione richiede inoltre diversi mesi e purtroppo molti di loro non ce la fanno.
Questa terribile pratica ha finalmente trovato un’antagonista forte. L’Animal Asia Foundation, infatti, ha iniziato anche una grande campagna di sensibilizzazione. Nelle scuole, università e ospedali vengono continuamente allestiti sit-in e promosse conferenze dove si rende noto il fenomeno, ai più sconosciuto, e si spiega cosa fare per aiutare gli orsi e per abolire definitivamente questa attività.
Un eco a questo lavoro si è già avuto in Corea, dove in seguito alle proteste dell’opinione pubblica riguardo a tale crudeltà, l’allevamento di orsi è stato proibito e dichiarata illegale l’estrazione di bile dagli orsi vivi.
Grazie a questa associazione molto si sta facendo e molto sta cambiando. Presto verrà aperto in Cina anche un ‘santuario’ dove i visitatori possono seguire attraverso un percorso educativo, come gli orsi possano vivere la loro vita senza paura né dolore. Il fine ultimo è quello di portare ad un cambiamento radicale delle coscienze attraverso l’insegnamento e l’educazione, affinché queste pratiche crudeli non trovino più terra per mettere radici.
Chi volesse aiutare anche da lontano può fare delle donazioni in Inghilterra, dove le spese bancarie sono più basse che in Hong Kong. A mezzo Bonifico Bancario a:
Animals Asia Foundation
EURO account number: 080211 0268004394
SWIFT/BIC: CPBK GB220FS
IBAN: GB37 CPBK 080211 680043 94
Nome della Banca: The Cooperative Bank
Indirizzo: Kings Valley, Yew Street, Stockport, Cheshire SK4 2JU, England.
Per info o altre modalità di "aiuto" vai su www.animalsasia.org
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