Film biografico racconta la vita tragicamente travagliata della celebre artista francese Édith Giovanna Gassion, in arte Édith Piaf, che in gergo francese significa passerotto. La nascita avvenuta per strada, l’infanzia nel bordello della nonna paterna, l’adolescenza con il padre errando come artisti di strada, fino alla sua scoperta, avvenuta mentre cantava lungo una via di Parigi, che la fa conoscere ed amare anche oltreoceano.
La fama però non le eviterà di vivere altri momenti terribili, come la morte dell’amato pugile in un incidente aereo, e la malattia che le deformerà il fisico portandola a spegnersi all’età di soli 48 anni.
La Môme, titolo originale della pellicola, è senza dubbio un film triste. Magistralmente diretto da Oliver Dahan, ripercorre fedelmente le tappe della vita di Édith Piaf, interpretata da Marion Cotillard che ne imita la gestualità con una bravura impressionante. Una successione non cronologica delle scene, addolcite dalle canzoni originali dell’artista, ne fanno un film semplicemente bellissimo.
Come lo definì lo stesso regista “un film su musica e amore, una bomba tragico-romantica di argomento francese di interesse nazionale”
Molto si sa della sua musica, ma poco della sua vita e questo film riesce davvero bene a farci conoscere e amare la donna Piaf. Figura estroversa, capricciosa, fragile, ma incredibilmente ricca di talento e geniale nacque nel 1919 nel quartiere Belleville di Parigi. Affrontò una vita tutt’altro che semplice e lineare. Cresciuta tra la strada, i bordelli, i delinquenti, non perderà mai il senso ironico e l’energia con i quali affrontò la sua difficile vita.
Venne scoperta un giorno mentre con l’amica Momone (Sylvie Testud) cantava per una strada di Parigi, chiedendo l’elemosina. L’impresario Louis Leplée, interpretato da un profondo Gérard Depardieu, la fece debuttare, aprendole la via del successo. Divenuta oramai famosa per la sua splendida voce, inizia la sua prima tournee negli Stati Uniti, dove si esibirà alla Constitution Hall. Tornerà l’anno successivo con una seconda tournee, accolta ed applaudita tra l’altro da artisti come Marlene Dietrich, momento inaspettato ripreso anche nel film.
Si innamorerà proprio oltreoceano per la prima volta di un uomo estraneo al suo entourage, del pugile Marcel Cerdan (Jean-Pierre Martins). Dalla perdita di questo intenso e forte amore, la vita di Édith inizierà il suo percorso in discesa. Colpita profondamente, la donna Piaf inizierà ad autodistruggersi fisicamente abusando di alcol e droghe.
Quasi una reazione a questo massacro, l’artista Piaf non soccomberà. La sua arte, la sua voglia di cantare e di esibirsi non regrediranno mai, la sua voce non perderà mai il suo splendore. Non si arrese mai. Impressionante e molto toccante la scena della sua ultima esibizione all’Olympia, il tempio parigino della musica. Ormai sfinita, dimagrita, con i capelli radi sa che il suo pubblico la vuole e lei non intende deluderli.
Tenace e testarda come sempre si esibirà non riuscendo a portare però a termine il concerto a causa dei sempre più forti dolori provocati dall’artrosi. Passerà i suoi ultimi anni curata amorevolmente dal marito Theopahanis Lamboukas, in arte Theo Sarapo, che lei aveva lanciato nel mondo della canzone e con cui aveva inciso la canzone A quoi ça sert l’amour. Morirà dopo una forte broncopolmonite nel sud della Francia l’11 ottobre 1963.
Le Vie en Rose è una delle sue più celebri canzoni, ma è anche il titolo del film che il regista decise di cambiare per la versione italiana. Quasi un ringraziamento, questo imperdibile film, immortala e resuscita un’indimenticabile artista che fece di tutto per trasformare la sua vita in una rosea esistenza donata all’arte. Ricco di emozioni, non vuole essere un documento drammatico bensì vuole lasciare qualcosa nel nostro cuore. E ci riesce senza dubbio, non soltanto per le canzoni.
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