GREENPEACE E APPLE. ADDENTANDO LA MELA VERDE...
La Apple è davvero così indietro nel campo della produzione di apparecchiature che rispettino l’ambiente? Cosa ci dicono e cosa dobbiamo andarci a cercare.
di Rachele Malavasi
Da qualche giorno è in corso un aspro dibattito fra una della più note compagnie produttrici di computer ed elettronica, la Apple di Steve Jobs, e l’associazione ambientalista internazionale Greenpeace
Sono in circolazione infatti delle informazioni contrastanti che possono lasciare alquanto perplessi: mentre da un lato Greenpeace afferma che dai primi di maggio la Apple ha accettato, su pressione della campagna “Green the Apple”, di rinunciare alle sostanze tossiche nei propri prodotti, dall’altro si legge piuttosto che la Apple ha deciso finalmente di rispondere alle illazioni dell’associazione, dimostrandole come da tempo la società abbia preso seri impegni nei confronti dell’ambiente.

In una lettera scritta direttamente da Steve Jobs, amministratore delegato della Apple, si legge che del 1995 la Apple ha cominciato ad eliminare il PVC dai propri prodotti, mentre i BFR (bromurati ritardanti di fiamma) sono in eliminazione dal 2001 (l’eliminazione completa di entrambi sarà nel 2008). Nella lettera, si legge anche che la Apple rispetta la direttiva RoHs della Comunità Europea (Restriction of Hazardous Substances - 2002/95/Ce), che prevede la produzione di apparecchiature prive di cadmio, piombo e mercurio. Da metà del 2006, infatti, la Apple non produce più monitor CRT, contenenti piombo, mentre diverse altre famosissime compagnie lo fanno ancora e non ricevono le stesse critiche.

La lettera rivolta a Greenpeace non è solo un’auto-celebrazione di attenzione storica all’ambiente, ma è anche una proclamazione di intenti in cui si legge che la compagnia porrà molta più attenzione nei meccanismi di riciclaggio, che per ora sono veramente validi solo negli USA. Quindi in parte la campagna di Greenpeace ha avuto effetto, ma forse è esagerato affermare che l’associazione ha il merito della rivoluzione verde di Apple.

Secondo quanto afferma Greenpeace, invece, la risposta di Steve Jobs sarebbe indice della decisione della Apple di intraprendere il “cammino verde”, e b>tutto grazie all’azione di sensibilizzazione di Greenpeace e delle migliaia di utenti Apple che hanno spedito, nell’ambito della campagna “Green My Apple”, foto in cui coccolavano e abbracciavano monitor Apple con l’icona della campagna sul desktop.

La Apple è così entrata nella eco-guida per i prodotti elettronici, anche se come fanalino di coda, visto che secondo Greenpeace ha appena preso impegni ma non ha messo in atto ancora niente. Eppure, i monitor della Apple attuali contengono meno di un grammo di piombo, contro i monitor CRT dell’iMac di terza generazione che ne contenevano 484. E questi sono dati provati, o comunque provabili.

Le compagnie che utilizzano cromo esavalente e decabromodifemnile nei loro prodotti, al contrario della Apple, sono molto più avanti nella classifica di Greenpeace (ad esempio, per citare la lettera di Jobs, la HP, la Dell e la Lenovo) e alcune sono le stesse che producono ancora monitor CRT. L’associazione ha apertamente affermato, dopo la lettera di Jobs, che in effetti la Apple batte la Dell sul tempo riguardo alla completa eliminazione di PVC e BFR entro il 2008, ma comunque non ci sono stati avanzamenti sulla scala della classifica. Eppure, su 5 criteri che dovrebbe rispettare una compagnia per essere ai primi posti secondo Greenpeace, 4 si riferiscono all’eliminazione di sostanze tossiche, a cui la Apple sta provvedendo a ritmo superiore rispetto ai concorrenti.

Greenpeace stessa afferma di attribuire un minor “punteggio” alle tecniche di riciclaggio perché innanzitutto è bene eliminare le sostanze tossiche, eppure questo non varia la posizione in classifica della Apple.


Sebbene sia vero che la società ha proclamato di volersi impegnare in migliori politiche di riciclo fuori dagli USA, le considerazioni di Greenpeace risultano davvero eccessive, e da qui ad affermare che la Apple si è improvvisamente convertita alla cura dell’ambiente grazie all’associazione, ce ne passa di acqua sotto i ponti.

La società, che da sempre ha mantenuto un’assoluta segretezza nei confronti delle proprie “prossime uscite”, ha deciso di farla finita ed ha annunciato, per la fine del 2007, l’entrata in commercio di monitor LCD privi di arsenico e schermi a LED che permetteranno di eliminare anche il mercurio. Tanto per far tacere ogni voce.

In tutto questo ci lasciano perplessi due elementi: come mai la Apple, leader della comunicazione pubblicitaria, non ha mai reso noto questo suo forte impegno in campo ambientale? L’interesse del mondo e delle nuove generazioni per queste tematiche è crescente, quindi pubblicizzarlo avrebbe solo favorito la società. Dall’altra parte, però, ci si chiede come sia possibile affermare di aver eliminato così tante sostanze tossiche, e da parecchi anni, senza avere la sicurezza di ciò che si dice, ovvero: se lo dicono deve essere vero, perché controllare queste cose è piuttosto semplice. Quest’ultima riflessione ci fa pensare che la campagne di Greenpeace contro la Apple sia stata intrapresa in maniera un po’ superficiale, ma questa è solo una supposizione.

Alla fine tutto questo, comunque, oltre alle considerazioni su associazioni e società, può emergere qualche riflessione interessante: quella di mettersi una mano sulla coscienza quando si vuole cambiare monitor o cellulare solo perché si è stufi di quello vecchio. Per quanto molte compagnie si stiano impegnando a migliorare il proprio ciclo produttivo in questo senso, purtroppo è ancora lunga la strada da percorrere. Ogni nostro scarto peserà sulle future generazioni, e se continuiamo ad accumularne in questa quantità, saremo noi stessi i primi a pagare.

Dall’altra parte del mondo c’è chi già lo fa, e assolutamente non bisogna dimenticarlo.


(10/05/2007)