Arrivato alla seconda puntata lo show ideato da Diego Cugia, già autore di Rock Politik di Celentano e Non Facciamoci Prendere dal Panico di Morandi, basato su temi quali la tutela dell’ambiente, la siccità e l’imminente “fine del mondo” (coincidente con la fine del ciclo di 5 puntate), è stato subissato da aspri giudizi della critica, a volte fin troppo ingenerosi. Funari ha così modificato il suo atteggiamento nella seconda puntata: meno compassato e più teatrale, risultando così più vero.
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Apocalypse Show, il programma in onda per cinque sabato sulla “rete ammiraglia” della RAI, condotto da Gianfranco Funari, Fabio De Luigi e Esther Ortega, è stato al centro di critiche più o meno taglienti per il flop di ascolti ottenuti all’esordio: esattamente la metà di quelli fatti registrare da “La Corrida” di Gerry Scotti (17% di share contro 34% di Canale 5).
Sì, perché nella tv generalista di oggi, l’auditel è la Spada di Damocle che pende sui conduttori dei varietà.
Il metro di giudizio del successo televisivo lo dà il pubblico.
Se quel pubblico, che fa la fortuna di programmi mediocri come Il Grande Fratello o Un Due Tre Stalla, ha trovato più interessante un programma di esibizioni di “dilettanti allo sbaraglio”, senza probabilmente seguire nemmeno venti minuti di spettacolo su RaiUno, probabilmente il dato non fa (e non deve far) testo.
Lo show di Funari sembra sempre sul punto di esplodere ma, di fatto, si succedono solo esibizioni di ospiti famosi, supportati dagli sketch divertenti di Fabio De Luigi (candidato al ruolo di anchorman in un programma tutto suo) e Esther Ortega, che occupano gli spazi vuoti di spettacolo lasciati da Funari.
In oltre un’ora di trasmissione il “venerabile” (così De Luigi si rivolge a lui) non entra quasi mai in scena…qualche maligno potrebbe pensare che, dopo 13 anni di assenza dalla tv, non abbia più l’età per reggere a quasi tre ore di spettacolo scoppiettante e “apocalittico”.
Ciò che la seconda puntata ha mostrato è invece un Funari combattivo, molto meno “imbavagliato”, che vuole essere sé stesso (glielo chiede Mike Bongiorno in un siparietto patetico nel quale il re del quiz gli consiglia di modificare la sua conduzione, sketch la cui fusione tra recitazione e improvvisazione ha reso il tutto spurio e poco godibile).
Nell’accettare le critiche accenna alla RAI come servizio pubblico (e sembra dirci: “che ce volete fa’, in RAI va così…”), monologa come ai vecchi tempi (per poco non lo sentiamo con “dateme la uno, la due…, …ndo sta la tre?”) inserendo il tanto caro dialetto romano, bacia e abbraccia i suoi ospiti e ci ricorda che il programma è davvero innovativo perché strizza l’occhio all’informazione.
Dai dati auditel emerge l’ampio gradimento del pubblico tra i 23 e i 37 anni, che preferiscono restare a casa a guardare RaiUno all’uscita con gli amici, segnale che Funari il provocatore coinvolge tutte le età…
Si dirà che al sabato sera ci saranno stati meno incidenti d’auto grazie ad Apocalypse Show?
Un accenno lo merita la scenografia: il pubblico, una volta entrato nello studio (enorme tensostruttura a forma di ingranaggio, nel cui centro si erge un grande orologio che scandisce i minuti e i secondi) racconta che poco prima dello show si sente parte dello spettacolo, ma alla fine non viene mai coinvolto dai conduttori ad eccezione di un momento verso la fine della seconda puntata a sorpresa, in cui lo è stato per qualche secondo (sulla scena un anziano signore mattacchione ospite di diversi altri show in prima serata).
Lo show “apocalittico” è comunque spumeggiante e godibile anche senza l’aiuto del pubblico perchè dà la sensazione di non fermarsi mai…nessuno vuole perder tempo perché la fine è vicina e il tempo tiranno.
Peccato solo per l’occasione persa dai conduttori che, invece di intervistare i loro ospiti, rivolgono sempre la stessa domanda banale: “cosa salveresti dalla fine del mondo?”.
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