WHY BE EXTRAORDINARY?
IL NUOVO EVENTO TEATRALE DI EZRALOW

In anteprima mondiale a Milano il 26 aprile 2007 allo Smeraldo debutterà “Why- be extraordinary when you can be yourself”. In occasione della presentazione abbiamo incontrato il coreografo Americano che con la sua ormai celebre positività parla dello spettacolo scritto con la moglie Arabella Holzbog. dal 26 aprile al 20 maggio 2007 Milano, Teatro Smeraldo.
di Silvana Santoro
Debutterà in anteprima mondiale il 26 aprile al Teatro Smeraldo. Si tratta di “Why", il nuovo spettacolo del coreografo statunitense Daniel Ezralow, ormai affezionato all’Italia, che danzerà con altri 11 ballerini tra cui 4 ragazzi del programma Amici di Maria De Filippi. A Milano fino al 20 maggio – da ottobre in tournée in tutta Italia¬ - va in scena “il confronto tra rigidità e flessibilità” alternando videoclip a pezzi ballati su un mix di musiche che vanno dai Beatles agli U2 passando per i Big Bad Voodoo Daddy, a Cherry Poppin’ Daddies, a Ludovico Einaudi, David Lang e Alanis Morissette.

Sul palco follia, gioia, dolore per rappresentare, attraverso la danza, per eccellenza la forma d’arte più istintiva e ancestrale, le innumerevoli azioni semplici ma uniche e proprio per questo in grado di renderci unici e di distinguerci. Per capire meglio basta rifarsi alle parole che lo stesso Ezralow ha scelto come titolo e sottotitolo: Why, Perché, “E’ la domanda più importante che ci poniamo. Abbiamo bisogno di domandarci il perchè delle cose che facciamo. Io – afferma - chiedo sempre ai miei ballerini: perché ballare? Ognuno ha la sua risposta. Io voglio vedere la loro reazione, la loro capacità di sentirsi e guardarsi dentro". E poi le parole del sottotitolo Perché essere straordinari quando si può essere (straordinariamente) se stessi? “Oggi – spiega - tutti vogliono arrivare primi, essere i numeri uno, ma non è detto che sia la via giusta da seguire, esprimere noi stessi è la cosa più importante e primaria, poi il resto (i soldi, ad esempio) viene da sé”. Per questo lo spettacolo proposto dal coreografo americano è un real people dance in cui i ballerini sono i primi a rappresentare se stessi.

Persone normali che sono riuscite ad affermare se stesse e le proprie aspirazioni. “Marcus, per esempio - racconta Daniel - ha voluto far parte del gruppo, non l’ho chiamato io. È venuto e per due settimane ha lavorato senza stipendio, fino a quando “ci siamo scelti”. È stato lui a scegliere di lavorare con me e poi io con lui. Lo stesso è avvenuto con gli altri. Io non ho nulla da insegnare, ho offerto solo un’opportunità che loro “hanno voluto” prendere. Se io tendo la mano, dall’altra parte qualcuno deve volerla afferrare. Per questo porto sul palco il paragone tra rigidità e libertà. Perché non bisogna mai irrigidirsi – nel caso del ballo a causa della tecnica o della posizione di carriera che si è raggiunta - bensì sentire sempre la motivazione profonda che ci spinge a fare, restando fedeli a se stessi e aperti alla vita e alle opportunità. Io ho scelto ballerini giovani e alcuni anche agli inizi, come i ragazzi di Amici, perché loro sono i più liberi e meno irrigiditi, e poi è a loro che va data la possibilità e lo spazio di esprimersi”.


(19/04/2007)