FRAMMENTI
La Galleria Scola di Albenga fino al 9 aprile ospita la mostra "Frammenti" di Franca Briatore. Da vedere.
di Paolo Marino
La storia tramandata dagli uomini ci insegna che i manufatti di terracotta hanno una particolare attitudine a frantumarsi in più parti. Negli scavi archeologici, nelle necropoli, negli antichi insediamenti umani si rinvengono “pezzi” di un qualcosa che un tempo fu un tutt’uno… I frammenti possono essere di piccole o grandi dimensioni, ma una cosa di certo li accomuna: sono una ricca miniera di informazioni che ci tramanda la storia passata.

Sono “ritrovamenti”, piccole tessere di un puzzle più complesso che è la storia dell’umanità, che ci fanno comprendere l’importanza di coloro che ci hanno preceduto, non solo gli usi ed i costumi, ma anche parte della loro anima e del loro sentire.
Franca Briatore, che ceramista è da diverso tempo, questo concetto lo ha intrinsecato e reso partecipe della propria espressione artistica.

La frantumazione, la rottura in pezzi di forma aleatoria di un lavoro può avere cause del tutto naturali o accidentali, ma a volte è invece ricercata, voluta, desiderata, pur non potendone preventivare l’esito. C’è la radicata volontà di “rompere” con qualcosa o con qualcuno, rompere con il passato, rompere gli schemi, i canoni… la distruzione di un manufatto ceramico rappresenta così per l’artista una sorta dicatarsi, di liberazione.

Le opere messe in mostra dalla Briatore hanno di certo seguito questo iter artistico. Alcune si sono frammentate per motivi contingenti, molte altre invece secondo un progetto razionale. Nella mente dell’attento osservatore questi “pezzi” si ricompongono negli oggetti originali ed affiora il messaggio dell’artista di guardare profondamente nel proprio io per ravvisarvi i frammenti che devono essere eliminati o l’insieme che deve essere ricostruito.

È quindi un messaggio bivalente che si estrinseca attraverso il mondo della ceramica. E come l’“araba fenice” che risorge dalle proprie ceneri, così l’Uomo può ricomporre i pezzi della propria esistenza e rinascere a nuova vita.

La ceramica, che ha fra i suoi basilari componenti argilla, feldspato, sabbia, caolino, ossido di ferro ed allumina, è di certo alla portata di tutti. È stata una delle prime attività dell’uomo, un’arte nobile che affonda le proprie radici in tempi lontani.

Già 10.000 anni fa, infatti, si modellava la terra per creare utensili da cucina, oggetti di uso comune, estetico e religioso, che poi in successive epoche storiche hanno assunto carattere, con forme sempre più raffinate e ricche di pregiati elementi artistici.

Ma si può catturare il visitatore per opera dei lavori esposti e condurlo, seppur in un viaggio ideale, attraverso le tappe di questo lungo cammino, dal mito alla scienza?
Per quanto concerne il mito, sovviene Prometeo. Che dire del Titano, amante del genere umano, che mise a repentaglio la propria incolumità per rubare il fuoco agli dei e donarlo agli uomini? Il fuoco apparteneva alle divinità dell’Olimpo.

Ne erano assai gelosi, ed era ben protetto nelle viscere della Terra nell’officina di Vulcano, il dio del fuoco, che fabbricava con l’aiuto dei Ciclopi, i fulmini di Giove. Prometeo pensò di rubarlo e una notte, dopo aver addormentato Vulcano con una tazza di vino drogato, rubò qualche scintilla che nascose in un bastone di ferro cavo; poi corse dagli uomini ed annunciò che recava loro il dono più grande.


Per la scienza si può menzionare Pitagora, ad esempio, che nella sua cosmologia, fonda l’origine dell’universo su quattro elementi originari: aria, acqua, fuoco e terra.

Terra e fuoco sono due elementi fondamentali della creazione, intimamente legati fra loro, ma che non possono prescindere da aria ed acqua. La magia dei quattro elementi, la loro mescolanza e l’interazione costituiscono il “miracolo della creazione” per il ceramista che, in quantità sapienti e calibrate, li centellina, li dosa, li amalgama per ottenere il suo prodotto.

Il procedimento di lavorazione da secoli è sempre lo stesso, le mani modellano l’argilla, impasto di terra ed acqua, l’aria ne essicca l’umidità in essa contenuta ed il fuoco ne cuoce la struttura, cristallizzando definitivamente nel tempo forme e idee.

Trasformati in piatti, vasi, busti, pannelli, i quattro elementi abbandonano la loro materialità, e divenuti metafore, riemergono come simboli, come spunti per riflettere.
Le opere di Franca Briatore sono interessanti.

Fra i “pezzi” della ceramista spiccano i volti terrei frantumati, che lasciano intuire all’osservatore ammiccamenti e sorrisi, o pigli seriosi e lacrime. Si trovano inoltre piatti policromi e vasi stilizzati in sinuose silhouette. Una serie di lavori che rivelano notevole abilità nel modellare, tale da consentirle di imprimere alla materia vibrazioni plastiche di pregevole efficacia.

Felice, di volta in volta, la scelta dei valori coloristici che, per effetto della gradazione tonale, che spazia dal grigio tetro e terreo dei volti fino al vermiglio con inserti di oro, passando per l’azzurro ed il cobalto delle sfere e dei vasi, determina nelle opere un’impressione viva ed immediata.

1 aprile 2007 fino al9 aprile
Galleria Scola – via Cavour, 44
Albenga



(05/04/2007)